Fashion Tech, il futuro della moda tecnologica nell’epoca del Covid-19

Redazione BacktoWork 17/01/2021

L’avvento dell’emergenza sanitaria ha amplificato il trend tecnologico che aveva caratterizzato il mondo della moda in questi ultimi anni, comportando però allo stesso tempo un ridimensionamento dell’industria globale.

Da qualche anno a questa parte moda e tecnologia sono diventate due realtà sempre più indissolubili, rendendo l’outfit che una persona sceglie per uscire di casa non soltanto il simbolo di un preciso gusto estetico ma anche di un’idea di mondo e del futuro che vorremmo per i nostri discendenti. Con l’integrazione dell’hi-tech nel settore dell’abbigliamento infatti, un vestito non esaurisce più le sue possibilità entro i limiti fisici del tessuto, ma interagisce con chi lo indossa e con l’ambiente circostante.

Polimeri luminescenti, realtà virtuale, fibre in carbonio e tessuti termoregolabili diventano quindi un’estensione diretta del corpo di chi indossa il capo, avvicinandosi i maniera futuristica a quell’interazione uomo-macchina tipica dei libri di fantascienza. La wereable technology va oltre la riscrittura dei canoni estetici e ci spinge a riflettere su come le innovazioni della tecnica stiamo modificando le nostre vite e la nostra società.

Il rapporto tra industria della moda e realtà tecnologiche

Con il sempre maggiore utilizzo di nuove tecnologie nella realizzazione di capi d’abbigliamento, il laboratorio sartoriale smette di essere un semplice luogo di creatività artigianale e diventa un ambiente dedicato anche alla ricerca scientifica e alla sperimentazione degli ultimi ritrovati della tecnica. Aumentano di giorno in giorno infatti, le aziende del settore della moda che stringono accordi con  realtà imprenditoriali specializzare in tecnologia, healthcare, biomedica e green, nell’ottica di un futuro dove la continua sperimentazione tecnologica sui prodotti di uso quotidiano possa sensibilizzarci maggiormente alla ricerca e alla sostenibilità ambientale.

Sono molti gli esempi di questo tipo nati negli ultimi anni: come l’azienda fashion tech Orange Fiber, che utilizza per i suoi abiti fibre derivate dagli scarti delle arance di Sicilia sintetizzati successivamente in laboratorio (un progetto che ha attirato l’attenzione di grandi maison come Ferragamo),ma anche la statunitense Bolt Thread, le cui fibre sintetiche riproducono la seta grazie a delle particolari proteine che imitano quelle utilizzate dai ragni per le loro ragnatele.

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L’evoluzione della User experience

L’evoluzione del settore della moda non passa ovviamente soltanto per l’innovazione dei tessuti e dei materiali di produzione, ma anche attraverso la trasformazione dello shopping dietro la spinta delle nuove tecnologie. Dalla personalizzazione dei prodotti in tempo reale alle dirette streaming trasmesse dallo store, la User experience sta gradualmente diventando sempre meno un fenomeno di massa e sempre più ritagliata a misura del cliente.

Un trend anche in questo caso senza dubbio accelerato dalla pandemia di coronavirus, che ha spinto numerose aziende a trovare soluzioni alternative alla necessità di molti acquirenti di dover rimanere chiusi nelle proprie case. Proprio in questo frangente si è registrata l’esplosione dell’e-commerce e sono emersi i primi negozi di abbigliamento self service dove vengono ridotti al minimo i contatti tra clienti e commessi.

L’innovazione in questo contesto passa anche dall’utilizzo di risorse come l’intelligenza artificiale, ampiamente sfruttata da start-up come GAIA che grazie a un apposito software dedicato consiglia agli utenti l’outfit perfetto per la giornata in base alle loro emozioni e a cosa possiedono nel guardaroba.

Le conseguenze della pandemia di coronavirus

Tuttavia, al di la della comprensibile riorganizzazione nel mondo dell’abbigliamento alle nuove esigenze imposte dal lockdown, la pandemia di coronavirus ha purtroppo comportato gravi ricadute economiche per i protagonisti del settore. Secondo l’ultimo report della serie The State of Fashion, recentemente pubblicato da The Business of Fashion in collaborazione con la società di consulenza manageriale McKinsey e nel quale sono stati oltre 1.400 professionisti del mondo della moda, la situazione è attualmente drammatica. I piani di sviluppo che erano stati messi a punto per il 2020 sono infatti stati travolti dall’emergenza sanitaria, disorientando e lasciando in balia dell’incertezza finanziaria centinaia di aziende.

A rischio aziende e posti di lavoro

Stando alle stime riportate nel rapporto The State of Fashion, si ipotizzava che nel 2020 il settore della moda avrebbe subito a livello globale una contrazione del 27-30%, con una crescita prevista per il 2021 che sarà compresa soltanto tra il 2% e il 4%. Una contrazione ancora maggiore la si era registrata nel 2020 per i cosiddetti beni di lusso (35-39%) che nell’anno appena iniziato potranno contare su una lieve ripresa compresa tra l’1% e il 4%.

Diretta conseguenza di ciò è ovviamente il rischio chiusure per decine di aziende legate alla moda e all’abbigliamento, con diretta perdita di centinaia di posti di lavoro. Era previsto infatti che l’80% delle società di moda quotate in borsa in Europa e nell’America del Nord si sarebbero trovate in grosse difficoltà finanziarie nel caso le restrizioni del lockdown fossero state prolungate per altri mesi.

Le chiusure del negozi hanno poi comportato un inevitabile effetto domino per il quale sono stati licenziati migliaia di lavoratori degli store al dettaglio: ciò ha poi portato alla cancellazione di ordini già portati a termine dalle catene di produzione situate nei paesi del sud est asiatico come Bangladesh, India e Cambogia.

I commenti dei protagonisti del settore

La drammatica situazione in cui è precipitato il settore della moda è stata commentata dallo stesso fondatore e CEO di The Business of Fashion Imran Amed, il quale parlando del prossimo futuro ha affermato: “Una volta che la polvere si depositerà su questa crisi, la moda dovrà affrontare un mercato recessivo e un panorama in drammatica trasformazione. Ciò richiederà una collaborazione senza precedenti all’interno del settore, anche tra concorrentiNessuna azienda supererà la pandemia da sola e i fashion players dovranno condividere dati, strategie e approfondimenti su come navigare in mezzo alla tempesta”. Sulla trasformazione digitale del settore a seguito della pandemia Amed sembra invece essere più ottimista: “La crisi è un catalizzatore che obbligherà l’industria a un cambiamento: è il momento di prepararsi per un mondo post-coronavirus”.

Le possibili soluzioni per il futuro

Proprio in preparazione al mondo post coronavirus il report di The State of Fashion ha delineato anche i cinque temi sui quali le aziende dovranno concentrarsi se vorranno uscire indenni dalla crisi economica conseguente all’emergenza sanitaria.

Di vitale importanza sarà ad esempio un’adeguata pianificazione del proprio modello di business una volta usciti dalla pandemia, cercando di stabilizzare il core business dell’azienda prima di buttarsi a capofitto in nuovi mercati.

Secondo The State of Fashion inoltre i prossimi anni saranno incentrati su una forte tendenza all’anti consumismo e alla ricerca di canali d’acquisto che possano permettere di risparmiare rispetto al periodo pre Covid. Nel rapporto si legge infatti come la spesa per l’abbigliamento sia ritenuta una delle più superflue, con circa il 65% degli intervistati che prevede di ridimensionare la propria spesa per il futuro, a fronte di un 40% che invece punta a ridurre la spesa complessiva della famiglia.

Fondamentale sarà poi puntare sul digitale per poter raggiungere il maggior numero di clienti possibile, ciò alla luce dei dati mostrati nel report dove il 24% degli acquirenti prevede infatti di aumentare le proprie spese online. Si tratta di un’opportunità enorme anche per aziende di piccole dimensioni, che concentrandosi sullo sviluppo delle proprie piattaforme digital potranno fare la differenza in un mondo sempre più connesso.

La capacità di sapersi adattare e reinventare sarà pertanto un vero e proprio mantra nel mondo post pandemia, dove a seguito della decimazione del settore della moda emergeranno le poche aziende che nel periodo della recessione hanno saputo fare tesoro delle loro scelte azzeccate.

E’ in questo frangente che le realtà imprenditoriali dovranno puntare al massimo sul concetto di innovazione, facendo proprie tecnologie che hanno fatto il loro ingresso in sordina durante i mesi più duri della pandemia. Showroom digitali, sfilate virtuali, dirette streaming e realtà aumentata smetteranno di essere una semplice parentesi dell’epoca Covid, ma diventeranno un investimento a lungo termine per il futuro del settore.


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