Il 2022 che sarà, continuerà la ripresa tra le mille incognite economiche e sanitarie

Gianni Balduzzi 28/12/2021

Le previsioni economiche sono fatte per essere smentite, si sa. Il punto è la tipologia di errore davanti al quale ci si trova, se in difetto o in eccesso. Per la prima volta da moltissimo tempo nel 2021 le stime riguardanti la crescita del Pil italiano sono state riviste al rialzo, invece che al ribasso.

Succederà lo stesso nel 2022? Nel frattempo possiamo solo prendere atto di quanto affermano i governi e le principali istituzioni economiche, nonché i centri studi mondiali.

Il Governo prevede che Il Pil italiano sarà in crescita del 4,7% 

Come in altre occasioni in passato è il Governo italiano a essere il più ottimista per il prossimo anno. E del resto i buoni fondamentali del 2021 devono avere incoraggiato l’esecutivo nel vedere rosa. Secondo la Nota di Aggiornamento al Def (NaDef) di fine settembre il Pil crescerà del 4,7% nel 2022, meno del 6% del 2021, ma comunque molto più della media cui negli ultimi 20 anni di declino ci siamo abituati. 

Si tratterà anche in questo caso di un’espansione economica guidata dagli investimenti, in primis quelli stimolati dal Pnrr e quindi dai fondi europei. 

Sono, queste, le previsioni di settembre, ma almeno ai primi di dicembre non avevano subito cambiamenti se l’Istat, su cui l’esecutivo si basa, proprio all’inizio dell’ultimo mese del 2021 confermava il +4,7%. E lo faceva nonostante la stima sul 2021 fosse ulteriormente migliorata, arrivando a un +6,3%

Come l’anno scorso cresceremo più della media mondiale, che sarà del 4,5%, più degli Usa (4,5%), e dell’area Euro (4,3%)

Altri previsori sono meno ottimisti 

L’Ocse sostanzialmente conferma la visione del Governo italiano: il nostro Paese per l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico vedrà un’espansione dell’economia del 4,6%, contro una solo del 3,7% degli Usa, una del 4,1% della Germania e una crescita del 4,2% della Francia. Spagna e Regno Unito, invece, faranno meglio di noi, con, rispettivamente, un aumento del Pil del 5,5% e del 4,7%. Si tratta, del resto, di due Paesi che nel 2020 avevano avuto un crollo peggiore del nostro.

A guidare l’economia globale come l’anno scorso l’India, che ha sostituito la Cina in questo ruolo, con uno spettacolare +8,1%.

Un’importante conferma delle stime dell’esecutivo viene anche da Standard & Poor’s, una delle principali agenzie di rating, che guida le decisioni di migliaia di investitori e di fondi in tutto il mondo. Anche per questo il nostro Paese crescerà del 4,7%, superando di un decimale, in questo caso, anche il Regno Unito, oltre che Germania e Francia. 

A vederla in modo un po’ più pessimista è il Fondo Monetario Internazionale, che ritiene che la nostra economia non si espanderà di più del 4,2%, meno che quella tedesca (4,6%), quella americana (5,2%) e in generale della media dei Paesi più avanzati. 

La Commissione Europea vaticina un Pil in crescita del 4,3%, esattamente come la media Ue. Naturalmente è un buon risultato, considerando tutti gli anni in cui eravamo regolarmente ultimi, o penultimi, qualche volta superati a fondo classifica solo dalla Grecia, ma parliamo di previsioni comunque inferiori a quelle più positive.  

A essere più negativa sull’anno prossimo è, invece, un’istituzione interna e molto autorevole, Banca d’Italia. Per via Nazionale non andremo oltre un +4% nel 2022. Si tratta di stime molto recenti, di dicembre, che sono peggiorate rispetto a luglio, quando prevedevano un aumento del Prodotto Interno Lordo più alto, del 4,4%. 

Il ruolo dell’aumento dei costi e dell’inflazione

Dal confronto delle previsioni di Governo e Banca d’Italia emerge che quest’ultima si aspetta un aumento della domanda interna delle famiglie più bassa, del 4,6% contro una del 5,2%, e anche un minore incremento degli investimenti, del 5,5% contro uno del 6,8% secondo l’esecutivo.

Bankitalia specifica che l’outlook rimane positivo, e che il peggioramente delle stime è soprattutto l’effetto delle performance economiche migliori del previsto nella seconda parte del 2021. 

A influire sull’incertezza dei previsori, però, è anche il ruolo dell’inflazione, provocata in particolare dall’aumento dei costi delle materia prime, dell’energia, cresciuti per la disruption della supply-chain nella fase di rimbalzo dalla crisi pandemica. 

Il carovita che sta cominciando a produrre è arrivato al 6,8% negli Usa e al 3,7% in Italia. Si tratta, almeno per il nostro Paese, di una crescita dei prezzi che non si vedeva da molti anni. E che finisce per ridurre i consumi soprattutto delle fasce di reddito più basse, mettendo un freno alla ripresa. 

Secondo la Banca Centrale Europea, tuttavia, dopo il picco di questa fine 2021, quando l’inflazione è arrivata nell’Eurozona al 4,8%, nel corso del 2022 vi dovrebbe essere un rapido calo fino a una stabilizzazione intorno all’1,8%. 

Trattandosi di un aumento dei prezzi soprattutto esogeno, ovvero provocato da dinamiche in gran parte extra-europee, ora è difficile dire se tali speranze siano ben riposte. 

Quello che appare certo è che il 2022 si apre nell’incertezza, anche per l’incognita rappresentata dalla variante omicron e da quelle che potrebbero seguire. 

Vi è, però, un dato sicuramente positivo: venendo da un anno, il 2021, in cui la ripresa, da ogni punto di vista, economico e sanitario, è stata netta, sono state gettate le basi perché finalmente il prossimo si possa tornare al livello di Pil pre-pandemico, a prescindere dalla velocità della crescita dell’ulteriore balzo che riusciremo a fare.


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