Un settore in crescita, ad alta intensità di ricerca e innovazione, con una significativa presenza di startup. Il biotech rappresenta, oggi più che mai, una delle principali leve innovative per i settori della salute e della bioeconomia. È questa la fotografia scattata da Assobiotec ed ENEA attraverso il "BioInItaly Report 2020 - Le imprese di biotecnologie in Italia" e il sondaggio "Biotech vs Covid-19".
Il nuovo rapporto Assobiotec - Enea mostra un settore industriale dinamico, che registra un incremento di tutti i principali indicatori economici.
Secondo il rapporto, a fine 2019 in Italia sono attive 696 imprese di biotecnologie, l'80% delle quali è costituito da imprese di piccola e micro dimensione.
Il fatturato biotech totale supera i 12 miliardi di euro, con un incremento medio annuo del 5% circa dal 2014. Due terzi del fatturato biotech è generato dalle imprese a capitale estero, che rappresentano però solo l'11% delle imprese censite, e sono attive soprattutto nell'area della salute umana. Le imprese a capitale italiano, invece, generano stabilmente oltre la metà del fatturato biotech nel comparto dedicato alle applicazioni per l'industria e l'ambiente, rivitalizzando la tradizionale specializzazione nella chimica del tessuto produttivo nazionale. "Una popolazione di imprese - sottolineano Assobiotec ed ENEA - che si è andata consolidando in termini numerici, ma che ha bisogno di rafforzarsi sotto il profilo dimensionale per migliorare la propria competitività a livello internazionale".
Sono oltre 13mila gli addetti biotech in Italia, di cui il 34% impiegato in attività di R&S. Gli investimenti complessivi in R&S delle imprese censite ammontano a 2,3 miliardi di euro, mentre gli investimenti in R&S biotech in senso stretto superano i 760 milioni. Questi ultimi registrano una crescita del 7% rispetto al 2016 e del 25% rispetto al 2014.
Le startup innovative rappresentano il 20% del totale delle imprese biotech nazionali. E tra il 2017 e il 2019 sono state registrate oltre 50 nuove startup innovative.
"Dal rapporto – ha affermato il Presidente ENEA Federico Testa – emerge con forza come la ricerca e l'innovazione possano dare un contributo di rilievo allo sviluppo di settori strategici, in una prospettiva di sostenibilità economica e ambientale e di collaborazione pubblico-privato. Per sfruttare al meglio le potenzialità del nostro sistema innovativo, infatti, è necessario sviluppare nuove modalità di collaborazione fra ricerca pubblica, imprese e finanziatori, in primo luogo i fondi di venture capital, al fine di massimizzare le opportunità di scambio tecnologico in un approccio di open innovation".
Il 49% delle imprese biotech ha come settore di applicazione prevalente quello legato alla salute, che storicamente si connota come il settore che per primo ha dato impulso allo sviluppo delle tecnologie biotech. Il comparto salute genera una quota preponderante del fatturato, corrispondente a oltre 9 miliardi (75% del totale), determina la maggior parte degli investimenti complessivi in R&S (91%) ed occupa oltre il 75% degli addetti alla R&S biotech in Italia.
Nonostante alcuni recenti fattori di incertezza, negli ultimi anni la crescita degli investimenti nelle biotecnologie europee non si è attenuata.
Nel mese di aprile Assobiotec ha realizzato un sondaggio per indagare il ruolo che il biotech sta giocando nella battaglia globale contro la pandemia e per capire che tipo di impatto ha avuto la diffusione del virus SARS-CoV-2 sul comparto biotech nazionale.
I risultati mostrano un importante coinvolgimento delle imprese presenti sul nostro territorio nella ricerca e nella produzione di soluzioni contro il virus (57% del campione), con particolare riferimento all'area della diagnostica (44%) e della ricerca di terapeutici (34%). Il 7% dichiara invece di essere impegnato nella ricerca di un vaccino.
Significativo è l'effetto che la pandemia e il lockdown stanno avendo sul comparto: sebbene il 60% del campione indichi di continuare a portare avanti il proprio business, anche se in modalità differente, il 40% si è visto costretto a ridimensionare (29%) o bloccare (11%) la propria attività. A soffrire in particolare le realtà a capitale italiano, che nel 13% dei casi hanno dovuto bloccare totalmente le attività in corso, mentre le imprese con headquarter estero sono riuscite tutte a proseguire le attività (dato imputabile al fatto che queste realtà svolgono in prevalenza attività più vicine al mercato e sono dunque meno esposte ad attività ad alto rischio di R&S).
E alla domanda "Superata l'emergenza, se dovesse indicare due priorità sulle quali le istituzioni dovrebbero lavorare per permettere alla sua impresa di svilupparsi e di affrontare meglio sfide come questa", quasi la metà delle imprese italiane ha risposto che è urgente individuare un piano di lungo periodo per la Ricerca e l'Innovazione (42%), così come allocare più investimenti in R&S (41%), mentre le imprese a capitale estero chiedono minore burocrazia (28%) e l'individuazione di un pacchetto di sgravi fiscali (14%).
Secondo il Presidente di Assobiotec, Riccardo Palmisano: "Fra emergenza coronavirus e ricerca di soluzioni per una nuova ripartenza sostenibile, le biotecnologie stanno mostrando il determinante contributo in grado di offrire a livello globale. Credo ci saranno grandi opportunità per le startup nel contesto lasciato dal Covid-19 perché vivono di ricerca e promettono innovazione".