Dopo una lunga e complessa fase di test, per l’Internet of Things (IoT), l’Internet delle cose, o degli oggetti intelligenti che si interconnettono tra loro sfruttando la Rete per scambiarsi informazioni, l’era della sperimentazione può dirsi conclusa per lasciare il posto a una nuova fase, pienamente matura, che riguarda un po’ tutti gli ambiti della vita produttiva e, per molti versi, anche di quella quotidiana di tutti.
Oggi, l’IoT è andato oltre la semplice connettività, ed è entrato in un nuovo terreno dalle dimensioni sterminate in cui i dati raccolti “sul campo” viaggiano fino alle “nuvole”, al cloud, per poi tornare “a terra” a disposizione delle piattaforme.
Sono già oltre 10 miliardi i dispositivi Internet of Things (IoT) connessi in tutto il mondo, al ritmo di 127 nuovi dispositivi che ogni secondo entrano a far parte di questo network globale.
Cifre da capogiro, difficili da visualizzare, che sono destinate ad aumentare di gran lunga negli anni a venire: 20 volte entro la fine di questa decade, centinaia di miliardi di device e sensori in circolazione.
I numeri sono eclatanti anche se si guarda le dimensioni del mercato che, da qui al 2025 avrà un valore complessivo di 1,6 trilioni di dollari.
Restringendo il campo al nostro Paese, un punto di riferimento autorevole per comprendere le dimensioni del fenomeno è senz’altro il recente rapporto dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano che ha coinvolto circa 400 realtà italiane (per il 90 per cento Pmi e per la restante parte grandi imprese) e che rivela come nel corso del 2021 anche da noi si sia registrata una forte crescita del del mercato IoT segnando un +22 per cento rispetto al 2020 per un valore complessivo di 7,3 miliardi di euro (nel 2019 era pari a 6,2 miliardi di euro).
Parallelamente al valore di mercato, cresce anche l’offerta di soluzioni IoT con nuovi servizi di valore (ben l’80 per cento delle grandi aziende ha attivato servizi IoT, +4 per cento rispetto al 2020) grazie alle grandi quantità di dati raccolti da oggetti connessi attivi che oggi nel nostro Paese raggiungono i 110 milioni, poco più di 1,8 per abitante.
Interessante anche il quadro che dipinge la predisposizione agli investimenti su questa tecnologia espressa dal campione analizzato. Quel che risulta è infatti che il 36 per cento delle grandi imprese e il 40 per cento delle Pmi ha deciso di aumentare gli investimenti, mentre una percentuale più bassa, rispettivamente il 31 per cento e il 23 per cento dichiara di aver ridotto il budget destinato a questa tipologia di progetti.
Un altro aspetto degno di nota è il grado di alfabetizzazione sulle caratteristiche, sugli ambiti di applicazione e sulle potenzialità dell’IoT, con il 96 per cento delle grandi aziende che dichiara di conoscere le soluzioni IoT per l’Industria 4.0, a fronte di un 46 per cento delle Pmi che afferma di averne sentito parlare.
Inoltre, il 69 per cento delle aziende di grandi dimensioni afferma di aver avviato almeno un progetto, mentre solo il 27 per cento dell’altra porzione di intervistati rivela di aver fatto altrettanto.
Fuori dai numeri e un po’ più nello specifico del contesto, emerge come hardware software e servizi rappresentino l’attuale valore del segmento con una misura pressoché paritaria e una relativa richiesta elevata di competenze piuttosto elevata, soprattutto sul primo dei tre suddetti filoni, per via della necessità di figure con elevate conoscenze di prodotto e capacità di installazione.
La domanda, tuttavia, sarà elevata anche per tutte le competenze relative allo sviluppo di nuove applicazioni e nuovi software: coloro che sono in grado di capire come connettere i dispositivi IoT con altri device e fornire dati ai sistemi aziendali e alle piattaforme di analisi saranno in prima linea in questa rivoluzione annunciata del mondo IT.
Chiudiamo la carrellata con il futuro dei servizi. Se l'hardware comprende dispositivi, sensori e componenti per instradare i dati nei sistemi centrali; il software riguarda lo sviluppo, l'implementazione e l'integrazione di sistemi, nel mezzo c'è il fiorente spazio dei servizi IoT. Per servire questo mercato saranno necessari integratori, rivenditori, tecnici e personale di manutenzione. Peraltro, con ogni probabilità, le aziende esternalizzeranno gran parte di questo a specialisti di servizi IoT di terze parti.
Incrociando i dati diffusi dalle principali società che si occupano di cybersecurity, emerge che nell'ultimo semestre del 2021 ci sono stati 1,5 miliardi di attacchi a dispositivi e servizi IoT con una crescita di oltre il 100 per cento rispetto al semestre precedente.
D’altra parte, l'IoT rappresenta un facile bersaglio per la criminalità informatica e il fenomeno sia destinato a crescere via via che il mercato amplierà le sue dimensioni, soprattutto con l’aumento della connettività mobile, e con le minacce specifiche su questo fronte destinate ad aumentare a un ritmo sostenuto, pari al 15 per cento anno su anno, da qui al 2030.
Il tema è importante e impone una serie di riflessioni di carattere etico, in relazione alle responsabilità in caso di violazioni e, in senso ancora più ampio, in materia di privacy e di tutela dei dati personali, poiché i soggetti coinvolti sono molteplici: il fornitore della connettività, che deve garantire una connessione sicura, il produttore del dispositivo e il provider della piattaforma cloud. La questione è aperta e richiede regole chiare.
Ma quali sono i contesti in cui la tecnologia IoT sta crescendo più rapidamente? Escludendo tutti quelli in cui le soluzioni sono state create per uso domestico e personale, l’industria 4.0 spinge soprattutto nel settore della produzione, della vendita al dettaglio e dell’assistenza sanitaria.
Sia in termini di mercato che di tecnologia, inoltre, l’evoluzione dell’Internet of Things è favorita anche dall'integrazione con gli altri grandi trend tecnologici che occupano la scena digitale. Tra questi vale, senz’altro la pena citare i Big Data, l’intelligenza artificiale, il machine learning, Blockchain, che rappresentano tutti frangenti sempre più importanti dell'ecosistema IoT perché in grado di abilitare nuove opportunità di business, nuove funzionalità e nuovi servizi.