Il mercato italiano dell'Internet of Things cresce del 24% e vale 6,2 miliardi di euro nel 2019

Redazione BacktoWork 08/05/2020

Il mercato italiano dell'Internet of Things cresce del 24% e vale 6,2 miliardi di euro nel 2019

L'Internet of Things in Italia continua a crescere a ritmi sostenuti in tutti i segmenti di mercato, trainato dalle nuove tecnologie di comunicazione e dai servizi abilitati dagli oggetti connessi. Il mercato nel 2019 ha raggiunto un valore di 6,2 miliardi di euro, con una crescita di 1,2 miliardi (+24%) rispetto all'anno precedente, allineata a quella dei principali Paesi occidentali. A dirlo è la ricerca dell'Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano.

Le tecnologie e i processi di "servitizzazione"

Nel corso del 2019 sono stati compiuti importanti passi avanti sul fronte delle specifiche 5G negli ambiti Mobile Broadband, Mobile IoT e Massive IoT, con molti operatori che stanno passando dalla fase pilota al lancio commerciale di reti su scala globale. I Paesi in prima fila sono Stati Uniti, Corea del Sud e Cina, a livello internazionale, Svizzera, Regno Unito e Austria, in Europa, mentre in Italia sono coinvolti tutti gli operatori di rete, con 14 reti 5G già operative.

Le reti Low Power Wide Area (LPWA) che operano su banda non licenziata continuano a crescere, ampliando la loro copertura su scala globale e il numero di dispositivi certificati in tutti gli ambiti IoT, a dimostrazione della maturità raggiunta da queste tecnologie.

Nell'ambito dei protocolli a corto raggio, WiFi e Bluetooth continuano ad avvicinarsi al mondo IoT con il lancio di nuove versioni che puntano a ridurre i consumi energetici e a supportare connessioni multiple in parallelo.

Al tempo stesso si stanno diffondendo nuovi modelli "pay-per-use" e "pay-per-performace" per l'acquisto di oggetti connessi che permettono di dilazionare i pagamenti di macchinari industriali, automobili o dispositivi smart per gli edifici (ad esempio sistemi di illuminazione), pagabili sulla base dell'effettivo utilizzo misurato dagli oggetti connessi.

"Sempre più aziende sono in grado di raccogliere grandi quantità di dati dagli oggetti connessi, grazie ai quali integrare la propria offerta con nuovi servizi di valore – afferma Angela Tumino, Direttore dell'Osservatorio Internet of Things -. La componente dei servizi vale ormai il 37% del mercato e il trend è chiaro: si assiste a un vero e proprio processo di "servitizzazione" dei modelli di business tradizionali, che evolvono sempre più verso logiche di pay-per-use o pay-per-performance, aprendo opportunità di mercato che per essere colte richiedono un radicale cambio di passo da parte di tutti gli attori della filiera".

I principali segmenti del mercato IoT

Smart Metering gas ed elettricità e Smart Asset Management nelle Utility sono il primo segmento del mercato IoT, con un valore di 1,7 miliardi di euro (+19% rispetto al 2018, 27% del mercato), spinto soprattutto dagli obblighi normativi che hanno portato nel 2019 all'installazione di 3,2 milioni di contatori smart gas e di 5,7 milioni di smart meter elettrici. Seguono la Smart Car, che vale 1,2 miliardi di euro (+14%, 19% del mercato) e conta 16,7 milioni di veicoli connessi, e lo Smart Building, con un valore di 670 milioni (+12%), legato principalmente alla videosorveglianza e alla gestione dei consumi energetici negli edifici.

I segmenti con la crescita più significativa sono:

  • Smart Home (530 milioni, +40%), trainata in particolare dal boom degli assistenti vocali
  • Smart Factory (350 milioni, +40%), che negli ultimi tre anni ha beneficiato degli incentivi previsti dal Piano Nazionale Industria 4.0
  • Smart City (520 milioni, +32%), che ha visto crescere il numero di progetti avviati dai Comuni italiani e la nascita di nuove iniziative e collaborazioni fra pubblico e provato.

In linea con la media di mercato è invece la crescita delle soluzioni di Smart Logistics (525 milioni, +26%), utilizzate per la gestione delle flotte aziendali e di antifurti satellitari; delle applicazioni di Smart Asset Management in contesti diversi dalle Utility (330 milioni, +22%), concentrate sul monitoraggio di macchine per il gioco d'azzardo, ascensori e distributori automatici; della Smart Agriculture (120 milioni, +20%), dedicata perlopiù al monitoraggio di mezzi e terreni agricoli.

Smart Metering acqua e calore, Smart Retail e Smart Health

Questi segmenti sono ancora marginali, ma di grande prospettiva futura. La crescita del mercato Smart Metering continuerà anche nel corso del 2020, sulla spinta della normativa sui contatori gas ed elettrici. Nei prossimi anni a questi si aggiungeranno anche i contabilizzatori di calore: a partire da ottobre 2020 quelli di nuova installazione dovranno essere controllabili da remoto ed entro il 2027 l'obbligo riguarderà tutti i contatori in uso. Anche gli smart meter acqua stanno attirando un crescente interesse, con bandi dedicati alla telelettura dei contatori idrici da remoto, che consentono di accedere ai consumi, ottimizzare la gestione delle reti idriche e ridurre le perdite.

Molto promettente poi è l'ambito Smart Retail, dove le tecnologie IoT permettono di raccogliere dati sul comportamento degli utenti nei negozi, che possono essere usati per fornire offerte personalizzate e dare indicazioni utili ai designer impegnati nello sviluppo di nuove collezioni.

Grandi aspettative circondano anche la Smart Health, in cui l'IoT può migliorare la tracciabilità dei farmaci e delle attrezzature mediche negli ospedali, integrare i dispositivi per il monitoraggio dei parametri vitali da remoto con servizi come l'invio di farmaci a domicilio e la videochiamata con un medico, che possono ridurre l'ospedalizzazione. Integrando queste soluzioni con algoritmi di Intelligenza Artificiale è possibile utilizzare i dati raccolti sul comportamento di un anziano o di un malato cronico per comprenderne le abitudini e cogliere in anticipo eventuali anomalie o segnali d'allarme.

In questa fase di emergenza legata al Covid-19 alcune applicazioni Internet of Things svolgono un ruolo importante nel supportare cittadini e imprese. Ad esempio, servizi di teleassistenza tramite dispositivi hardware permettono di monitorare i parametri vitali dei pazienti da remoto; veicoli a guida autonoma robotizzati possono effettuare consegne a domicilio senza rischiare il contagio; sistemi di sorveglianza connessi controllano sedi produttive, uffici e magazzini chiusi, attivando centrali operative e pronto intervento in caso di tentativi di infrazione.

L'Industrial IoT

Prosegue la crescita dell'Industrial IoT (I-IoT), ma resta elevato il divario tra grandi aziende e PMI in termini di conoscenza e progetti avviati. Lo evidenzia il sondaggio condotto dall'Osservatorio su un campione di 100 grandi aziende e 525 PMI italiane, da cui emerge che il 97% delle grandi imprese conosce le soluzioni IoT per l'Industria 4.0 (era il 95% nel 2018) e il 54% ha attivato almeno un progetto di I-IoT nel triennio 2017-2019, mentre solo il 39% delle PMI ha sentito parlare di queste soluzioni e appena il 13% ha avviato delle iniziative.

Le applicazioni più diffuse sono quelle per la gestione della fabbrica (Smart Factory, 51% dei casi), impiegate soprattutto per il controllo in tempo reale della produzione e la manutenzione preventiva e predittiva, seguite dalle applicazioni per la logistica (Smart Logistics, 28%), dedicate alla tracciabilità dei beni in magazzino e lungo la filiera, e per lo Smart Lifecycle (21%), con progetti che puntano a migliorare le fasi di sviluppo di nuovi modelli e di aggiornamento dei prodotti.

Il wireless è la priorità tecnologica per il futuro, con il 64% di grandi aziende che ha in programma progetti basati su queste tecnologie, mentre diminuiscono i progetti basati su reti cablate (-5% rispetto al 2018). In crescita le iniziative che impiegano reti Low Power Wide Area (12%, +7%) per il monitoraggio dei parametri ambientali in fabbrica o nei magazzini e per la tracciabilità dei prodotti.

Le principali barriere che frenano le imprese nell'avvio di progetti I-IoT sono la mancanza di competenze (indicata dal 56% del campione) e la scarsa comprensione dei benefici di queste soluzioni (44%), ma soltanto il 44% prevede piani di formazione sulle competenze IoT o l'assunzione di personale specializzato.

A trainare le scelte delle grandi aziende sono i benefici di efficienza (indicati dal 69% del campione) e di efficacia (46%), mentre cresce il desiderio di sperimentare soluzioni innovative (34%, +14%), a discapito degli incentivi del Piano Nazionale Industria 4.0, non più ritenuti indispensabili per attivare i progetti (38%, -8%). L'efficienza è il principale obiettivo anche delle PMI che avviano progetti di I-IoT (49%), seguita dal miglioramento dell'immagine aziendale (40%). Solo una su quattro ha iniziato a sfruttare gli incentivi del Piano Nazionale Industria 4.0 per attivare iniziative.

"L'Industrial IoT italiano è una realtà in crescita, soprattutto fra le grandi imprese, anche se il ritardo delle PMI dimostra che la strada da percorrere in Italia per l'innovazione 4.0 è ancora lunga - afferma Giovanni Miragliotta, Responsabile Scientifico dell'Osservatorio Internet of Things -. Per crescere e innovarsi, le imprese dovranno aumentare impegno e investimenti nell'acquisizione e sviluppo di competenze IoT e imparare a valorizzare al meglio i dati raccolti. Coloro che già lo fanno sono in grado di estendere la propria offerta con servizi a valore aggiunto e, in alcuni casi, di rivoluzionare il proprio modello di business, con i primi casi di macchinari acquistati secondo il modello di pagamento pay-per-use".


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