L’Artificial Intelligence entra nel Procurement: la usa già un’azienda su tre

Redazione BacktoWork 16/01/2022

L’incertezza nei mercati di approvvigionamento e nelle catene di fornitura e la necessità di governare scenari complessi hanno spinto diverse realtà a introdurre l’AI nei processi di procurement. I risultati sono ampiamente positivi, con un bilanciamento uomo/macchina che migliora sia l’efficienza, sia l’efficacia nelle decisioni di acquisto. È quanto emerge da una recente ricerca del Procurement Lab di SDA Bocconi. 

Su 130 imprese operanti in Italia coinvolte nella ricerca, sono un terzo le realtà attive nelle tecnologie di AI, attraverso collaborazioni con aziende di consulenza, software vendor e partner nella supply chain. 

I Chief Procurement Officer (CPO) di queste aziende hanno indicato risultati allineati (51%) o superiori (10%) alle aspettative, sottolineando la capacità dell’Intelligenza Artificiale di supportare pienamente compiti e analisi demandate ai buyer ed evidenziando la tendenza ad usare la AI come strumento di integrazione end-to-end delle attività. 

L’introduzione delle tecnologie di AI nei processi di acquisto

Le fasi del processo di acquisto in cui l’AI è più utilizzata sono quelle di Vendor Management, eSourcing & Tender management, Contract management e Spending Analysis. 

Il supporto risulta rilevante in tutti gli step del processo decisionale: “Data Generation & Collection” (49% dei progetti), “Data Analysis & Processing” (87%), “Output Validation / Managerial Decision” (51%). 

Nel 26% dei progetti l’AI è in grado di migliorare costantemente il proprio algoritmo grazie a circuiti di feedback autonomi integrati nella tecnologia

Recuperare efficienza e migliorare le decisioni di acquisto

I CPO coinvolti evidenziano come nei prossimi anni l’attenzione si sposterà su fasi del processo di acquisto rilevanti e complesse, come “Budget Planning & Savings Tracking”, “Risk Management” e “Collaborative Planning & Forecasting”. Gli algoritmi dovranno raccogliere ed elaborare dati prodotti internamente integrandoli con informazioni e scenari provenienti sia da partner della supply chain, sia dall’ambiente esterno allo scopo di recuperare efficienza, liberare le persone dalle attività a minor valore aggiunto e migliorare l’efficacia delle decisioni di acquisto, anche grazie a nuovi modelli operativi.

“L’impatto della pandemia ha portato le aziende ad accelerare i processi di diversificazione e localizzazione delle catene di approvvigionamento, per renderle più agili e resilienti”, spiega Fabrizio Fassone, Head of Intelligent Spend Management di SAP Italia e Grecia. “Oggi i CPO si stanno sempre più concentrando sull’adozione di tecnologie intelligenti per aumentare la produttività e visibilità end-to-end delle supply chain, sfruttare il valore dei dati e creare partnership responsabili per una crescita sostenibile a lungo termine”. 


Potrebbe interessarti anche:

business management industry

Industria 4.0: i profili professionali più richiesti nel 2020

business management innovation economy

L'Innovation Manager: chi è, cosa fa, quanto guadagna

business management

Il cyber security manager: chi è, cosa fa, quanto guadagna