Assicurazioni, Manifatturiero, Telco & Media guidano la ripresa del mercato dei Big Data Analytics dopo il rallentamento dovuto alla pandemia. Nelle grandi aziende italiane, dove sono presenti sempre più Data Scientist e Data Engineer, crescono le sperimentazioni di Advanced Analytics. Ma solo il 27% può definirsi data science driven, cioè con competenze diffuse e progetti maturi in tutta l’organizzazione.
Sono i risultati che emergono dalla nuova ricerca dell'Osservatorio Big Data & Business Analytics della School Management del Politecnico di Milano.
Il mercato italiano dei Big Data Analytics - stima l’Osservatorio - raggiungerà alla fine dell’anno un valore superiore ai 2 miliardi di euro, in crescita del 13%, dopo che nel 2020 la pandemia aveva fortemente rallentato gli investimenti.
A trainare la positiva performance è soprattutto la componente software, che registra un incremento del 17% (con punte di oltre il 30% per le piattaforme di Data Governance e Data Science & AI), e i servizi di consulenza e personalizzazione tecnologica, che crescono in doppia cifra, mentre la spesa in risorse infrastrutturali aumenta meno della media del mercato.
La ripresa coinvolge tutti i settori merceologici, con investimenti in Data Management & Analytics in aumento di oltre il 10%. Assicurazioni, manifatturiero, telco & media sono i comparti che segnano l’incremento più marcato. Un quinto degli investimenti passa da servizi in Public & Hybrid Cloud, +21% rispetto al 2020.
Quasi otto grandi aziende su dieci lavorano all’integrazione di dati provenienti da diverse fonti, interne o esterne, e il 54% ha avviato almeno una sperimentazione in ambito Advanced Analytics (il 46% nel 2020).
Insieme ai progetti e alle sperimentazioni, cresce anche il fabbisogno di competenze, tuttavia la diffusione di figure professionali dedicate non si sviluppa in modo trasversale e omogeneo. Il 49% delle grandi aziende ha in organico almeno un Data Scientist e il 59% almeno un Data Engineer. Le percentuali sono stabili rispetto allo scorso anno, ma le realtà che avevano già introdotto questi profili in precedenza hanno continuato a investire e ad assumere nuove risorse specializzate: il numero di Data Scientist presenti è cresciuto per il 28% delle organizzazioni analizzate dall’Osservatorio.
La ricerca ha analizzato la maturità delle grandi organizzazioni nell’ambito Advanced Analytics sulla base della consapevolezza delle opportunità, delle sperimentazioni attivate, della presenza di competenze interne e di progetti operativi. Ne è emerso che solo il 27% del campione può definirsi data science driven, mentre un altro 14% è in una fase sperimentale. Nel complesso, in circa quattro grandi imprese su dieci sono presenti progetti a regime in almeno una funzione aziendale.
“Nonostante la crescita registrata nel 2021, non possiamo ancora considerare colmato quel gap tra aziende già a buon punto nella valorizzazione dei dati e quelle all’inizio del percorso”, spiega Carlo Vercellis, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Big Data & Business Analytics. “Queste ultime hanno perso ulteriore terreno a causa della pandemia. Inoltre, nonostante una diffusa voglia di sperimentazione, poche aziende italiane oggi possono essere considerate veramente data-driven, cioè capaci di portare l'intera organizzazione ad una piena valorizzazione dei dati a disposizione. Per far sì che la Data Science abbia un impatto concreto è necessario creare una cultura dei dati che, a diversi livelli, avvicini sempre più lavoratori ad un uso quotidiano di insights e risultati delle analisi”.
“Il 2021 è un anno di ripresa, non solo in termini di dinamica di mercato”, aggiunge Alessandro Piva, Responsabile della ricerca dell’Osservatorio. “Si avverte l’urgenza di investire, specialmente in tecnologie di integrazione e governance dei dati, mentre nuove realtà iniziano a sperimentare in ambito Advanced Analytics. La prossima sfida per le imprese sarà sviluppare una data-driven strategy basata su competenze e iniziative mature in tutte e tre le dimensioni, che sono il Data Management, la Data Science e la Data Literacy, su cui ad oggi emergono ancora percorsi sbilanciati”.