Bitcoin: una criptovaluta su cui investire?

Redazione BacktoWork 29/01/2021

Le criptovalute (o monete virtuali) costituiscono un sistema di pagamento interamente digitale, ovvero immateriale, senza circolazione di banconote. Ne esistono circa 2mila; fra queste, la più conosciuta è sicuramente il Bitcoin. Nato nel 2008, si differenzia sensibilmente dalle monete tradizionali, non solo per l’assenza di un ente centrale per la regolazione e lo scambio e di meccanismi finanziari tradizionali, ma anche per le modalità tramite cui la valuta viene generata e trasferita. Il Bitcoin è infatti una moneta virtuale utilizzabile per scambi online tra gli utenti, senza il tramite di una banca ma con un grado di sicurezza analogo.

Definizione giuridica

Ai sensi dell’art. 1 del D.lgs. del 25 maggio 2017, per valuta virtuale si intende: “la rappresentazione digitale di valore, non emessa da una banca centrale o da un’autorità pubblica, non necessariamente collegata ad una valuta avente corso legale, utilizzata come mezzo di scambio per l’acquisto di beni e servizi” che viene “trasferita, archiviata e negoziata elettronicamente”.

Conviene investire in Bitcoin?

La risposta chiama necessariamente in causa la piattaforma che si utilizza. Esistono piattaforme di cui ci si può fidare e altre meno, fino al punto da arrivare a vere e proprie truffe. Affidandosi a piattaforme autorizzate e regolamentate (da CySec e Consob) si possono invece sfruttare a proprio vantaggio i rialzi e i ribassi, più frequenti rispetto alle valute tradizionali, arrivando a realizzare rendimenti a due cifre.

Bisogna tenere presente, comunque, che il Bitcoin, più che un mezzo di pagamento è da considerarsi un investimento e come tale può essere vantaggioso, ma nascondere anche dei rischi. La sua quotazione, infatti, essendo molto variabile lo caratterizza come un prodotto altamente speculativo.

Come acquistarli o venderli

Per effettuare transazioni in Bitcoin, si tratti di acquisto o di vendita di questa criptovaluta, occorre creare in primo luogo un wallet sul pc, scaricando un apposito programma o creandolo dai portali che offrono questo servizio. In ogni caso viene generato un indirizzo Bitcoin (che è una sorta di Iban delle banche tradizionali), che serve a identificare in maniera univoca il conto.

I Bitcoin vengono emessi e circolano grazie a codici crittografici frutto di complessi calcoli algoritmici, tramite un processo detto “mining” (letteralmente “estrazione”), così che i soggetti che sviluppano tali algoritmi sono detti miner.

Lo scambio dei codici criptati è possibile sia tra operatori economici, sia tra privati. Si può entrare in possesso di Bitcoin:

  • Acquistandoli da altri soggetti in cambio di valuta legale;
  • Accettandoli come corrispettivo per la vendita di beni o servizi.

Cosa ne garantisce la sicurezza

Una moneta virtuale non potrebbe esistere se non fosse sicura. Per i Bitcoin la garanzia proviene dalla stessa piattaforma tecnologica sulla quale avvengono le transazioni: la Blockchain. In sintesi, si tratta di un database (o “registro distribuito”) strutturato in "nodi di rete", ossia blocchi (block) collegati tra loro (chain). L’interconnessione dei blocchi prevede, affinchè la transazione vada a buon fine, che ogni blocco della questa catena controlli e validi tutti gli altri.

Tassazione dei Bitcoin

Con la sentenza del 22 ottobre 2015, la Corte di Giustizia UE ha riconosciuto che le operazioni che consistono nel cambio di valuta tradizionale contro unità di valuta virtuale (come i Bitcoin) costituiscono delle vere e proprie prestazioni di servizio a titolo oneroso e che, pertanto, l’attività di intermediazione di valute tradizionali con valute virtuali, ove svolta in modo professionale e abituale, è da ritenersi pienamente rilevante ai fini dell’applicazione dell’Iva, dell’Ires e dell’Irap.

Per le persone fisiche, il possesso delle monete virtuali (come il Bitcoin) va dichiarato nel quadro RW della dichiarazione dei redditi.


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