Lo smart working, complice la pandemia, si è imposto come metodo lavorativo per tanti. Accanto agli effetti positivi del lavoro agile da casa ci sono delle controindicazioni come il cosiddetto burn-out, l’esaurimento nervoso. Il lockdown e le restrizioni non hanno fatto che pesare di più sul sistema nervoso di molti lavoratori.
Secondo autorevoli analisi il carico di lavoro, con l’home working, è aumentato: le ore giornaliere lavorative si sono allungate, si fanno più riunioni e si inviano più mail di lavoro all'infuori dell’orario previsto. Gli startupper sono abituati all’home working e a orari di lavoro più lunghi e flessibili ma, in questo periodo più che mai, videoconferenze, call, webinar stanno diventando sempre di più e di difficile gestione, motivo per cui il rischio burn-out per gli startupper è molto alto. Esistono alcuni segnali che possono far capire quando sarebbe il caso di allentare la presa e ottimizzare la gestione dei carichi di lavoro.
Come già detto gli startupper hanno sempre lavorato anche a casa ma la loro routine professionale era costellata di meetup, aperitivi, co-working e tutta una serie di attività che uniscono il lavoro alla socialità, per creare quel networking tanto importante per le startup. Ovviamente con l’inizio del lockdown tutti questi momenti si sono spostati in rete, e sono sempre di più. La cattiva gestione dell’accumulo di carichi di lavoro, per uno startupper, può portare al rischio burn-out, motivo per cui è bene dar retta a dei segnali di allarme.
Lo studio condotto dalla Harvard Business School e New York University ha individuato, tra i possibili, alcuni casi particolari: tre campanelli d’allarme che uno startupper dovrebbe monitorare per non cadere in un esaurimento nervoso.
Il burn-out è incluso nella Classificazione Internazionale delle Malattie e considerata come sindrome professionale risultante dallo stress cronico sul posto di lavoro. Ovviamente per uno startupper, in costante bisogno di idee innovative il venir meno della creatività, la perdita di interesse e la passività sono molto deleteri soprattutto se si considera che il suo ruolo non è sostituibile; prendersi una pausa significherebbe perdere parte del lavoro già fatto.
Affermati studi di psicologia del lavoro condotti da David Burkus - psicologo - hanno fornito alcuni preziosi consigli per affrontare questa delicata fase ed evitare che lo stress prevarichi.