Circular Economy, in italiano economia circolare, è un sistema economico in grado di rigenerarsi, riducendo al minimo gli sprechi e potenziando il riuso, il riciclo e in generale la sostenibilità e la reimmissione delle risorse nell’economia.
Il concetto di economia circolare è stato ideato dall'ex velista britannica Ellen MacArthur, che nel 2010 ha creato la Ellen MacArthur Foundation, per sensibilizzare scuole e aziende sulla sostenibilità e la transizione verso la circular economy:
“basata sul principio di evitare rifiuti e inquinamento, mantenere in uso prodotti e materiali, e rigenerare i sistemi naturali”.
Un cerchio, quindi, un uso delle risorse che non devono finire tra i rifiuti non più utilizzabili. Zero rifiuti, o quasi, e la promozione di riciclo, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento, condivisione e prestito.
Applicare l'economia circolare comporta quindi un cambio di visione anche nei processi produttivi, sia per quanto riguarda l'energia utilizzata, che deve essere il più possibile rinnovabile, sia nella progettazione e realizzazione di prodotti che non devono essere pensati soltanto per il consumo, ma anche nell'ottica del potenziale rifiuto che potrebbe derivarne, riducendo al minimo gli sprechi e favorendone il ri-utilizzo e la re-immissione nell'economia.
Appare dunque subito chiaro che la circular economy può diventare un'importante opportunità sia per le imprese operanti da tempo sul mercato, sia per le startup che possono portare innovazione di processo e di prodotto per raggiungere gli obiettivi dell'economia circolare.
Basti pensare allo sviluppo che ha avuto negli ultimi anni tutto il mondo del ricondizionamento, attività che si occupano prevalentemente di prodotti tech ed elettrodomestici, acquisendo oggetti usati, rimettendoli in condizione di funzionare perfettamente e rivendendoli tipicamente con una garanzia di un anno. Prodotti che hanno quindi ancora la loro utilità, garantiti e che per forza di cose costano meno del nuovo al consumatore finale. Ma questo è soltanto un esempio delle applicazioni possibili.
Secondo un'indagine della Coldiretti, in Italia l'economia circolare vale 88 miliardi di euro (per intenderci parliamo del valore di quasi tre manovre finanziarie). E l'agricoltura è uno dei settori maggiormente coinvolti in questo ambito. Tra gli esempi di circular economy troviamo la birra prodotta da Biova con pane avanzato e cuscini ortopedici creati a partire dai noccioli delle ciliegie.
L'Italia, se parliamo di circular economy, detiene il primato europeo. Il nostro Paese è il più virtuoso e in 10 anni ha dimezzato l'uso delle materie prime, con 256 tonnellate per milione di euro prodotto, superando in questo anche la Germania, che si attesta a 423 tonnellate.
In particolare a basarsi di più sul riutilizzo delle risorse sono le città del Nord Italia. In base a una ricerca dell’Università di Milano Bicocca è Milano quella che ottiene il punteggio di circolarità più alto, 7,7 punti su 10, seguita da Trento e bologna con 7,5 e 7,2.
Mentre anche su questo aspetto i centri maggiori del Sud si rivelano agli ultimi posti, in particolare le due città più importanti della Sicilia, Catania, con 3,8 punti, e Palermo, con 3,9
L'Unione Europea dal 2015 si è impegnata su questo fronte con il pacchetto economia circolare, un insieme di direttive che impegnano i Paesi membri entro il 2030 a riciclare almeno il 70% dei rifiuti urbani e l’80% dei rifiuti da imballaggio, oltre al divieto di gettare in discarica quelli biodegradabili e riciclabili.
Quattro le direttive europee di riferimento, che l'Italia dovrà recepire entro il 5 luglio 2020:
Opposta alla circular economy è la linear economy, che altro non è che l’economia tradizionale che ha caratterizzato fino a pochi decenni fa le nostre città e le nostre vite, e che oggi è rimasta maggioritaria in quei Paesi invia di sviluppo che ancora non hanno adottato moderne tecnologie di riciclo e riutilizzo.
In sostanza nella linear economy una risorsa, una materia prima come il legno o la plastica o il vetro viene introdotta nel ciclo economico, utilizzata per produrre un oggetto, e poi alla fine della vita di tale oggetto finisce nei rifiuti senza tornare (come nel caso dell’economia circolare) all’inizio del ciclo.
Questo presenta due problemi:
Sono ormai molti gli esempi di economia circolare cui si può guardare per comprendere l’importanza di un tale sistema.
A dettare la linea sono soprattutto le grandi imprese, con Lavazza che ha trovato il modo di riutilizzare i fondi del caffè nell’ambito della coltivazione di funghi, Ikea, H&M e altri marchi che usano indumenti o mobili usati trasformandoli in materie prime per nuovi prodotti all’interno di progetti di riuso.
Sempre parlando di tessuti, Vegea ha trovato il modo di crearne utilizzando le vinacce.
La crescente esigenza di preservare l’ambiente, di limitare lo sfruttamento dei terreni sia nell’agricoltura che nel settore minerario, e soprattutto di ridurre la produzione di anidride carbonica per agevolare la transizione climatica rende l’economia circolare una necessità per il futuro.
Che, come è sempre successo nella storia dell’umanità, potrà essere anche un’occasione di sviluppo e creazione di posti di lavoro. Le aziende del climate tech, così viene chiamato il settore, raccolgono sempre più capitali, e riescono a trasformare in utili la ricerca e poi la produzione di beni e servizi che consentono un risparmio energetico, una minore emissione di CO2, un impatto più limitato sull’ambiente.