DaVinci Salute, Casagrande: “Così facilitiamo il rapporto tra medico di famiglia e paziente”

Redazione BacktoWork 05/04/2021

Da oltre un anno DaVinci si è affermata nel campo della telemedicina ed è una delle tre piattaforme di telemonitoraggio riconosciute da Regione Lombardia. Stefano Casagrande, uno dei founder, ci ha descritto i servizi offerti e i progetti futuri della startup.

Come si sta sviluppando la vostra startup e quali sono i progetti che avete portato avanti nell’ultimo anno?

Da quando siamo nati nel 2018 siamo cresciuti mediamente del +35% ogni mese e lo scorso anno abbiamo registrato una crescita del 2000%. Già prima della pandemia eravamo una delle principali startup attive nella telemedicina e sanità digitale, in particolar modo nell’ambito delle cure primarie, e questo ci ha permesso di essere pronti a supportare il sistema sanitario nazionale immediatamente dai primi giorni dell’emergenza Covid attivando molteplici iniziative di contenimento pandemico. Coerentemente con la nostra mission aziendale di startup focalizzata sulle cure primarie siamo riusciti a mettere in campo in poche settimane diverse iniziative a supporto di sospetti positivi, soggetti fragili o positivi al Covid-19 fornendo un canale digitale di presa in carico, dallo screening del sintomo, alla diagnostica fino al monitoraggio della guarigione. 

A Marzo 2020 abbiamo attivato un chatbot e consulti di pre-triage Covid gratuiti tramite App grazie ad un network composto anche da 100 medici italiani all’estero attivati grazie all’iniziativa Vicini Vinciamo con la Senatrice Garavini e la Dott.ssa Mantovani della clinica St. George di Lipsia (Germania), medici entusiasti di poter aiutare il proprio paese di origine in quei giorni tragici che tutti ben ricordiamo. 

Ad Aprile 2020 abbiamo messo in campo il supporto psicologico da remoto per operatori sanitari, in particolare per le cliniche bergamasche particolarmente colpite durante la prima ondata. Nello stesso periodo abbiamo attivato il servizio di telemonitoraggio Covid-19 insieme alla più grande cooperativa italiana di medici di famiglia, che comprende circa il 15% dei medici lombardi. In questo modo siamo riusciti a curare a casa oltre 3.000 pazienti monitorando l’evoluzione del quadro clinico da remoto, alleviando quindi il sovraccarico negli ospedali e riducendo il rischio di contagi. I pazienti positivi o fragili vengono inseriti in un programma di monitoraggio di quattordici giorni. Ogni giorno i soggetti rilevano i sintomi, questi vengono trasmessi alla centrale medica e, nel caso di parametri fuori controllo, gli addetti intervengono telefonando al paziente ed eventualmente al Pronto Soccorso. I parametri vengono monitorati mediante tre modalità: tramite un dispositivo connesso (saturimetro, misuratore della pressione, termometro, etc.) dato al paziente che manda in automatico ogni rilevazione alla piattaforma tecnologica di telemedicina di DaVinci Salute; con l’inserimento dei dati nella app da parte del paziente; oppure tramite una chiamata della centrale medica al paziente. Con questo programma, dalla primavera del 2020 abbiamo monitorato 80mila giornate di oltre 3mila pazienti

A ottobre 2020, sempre a supporto dei medici di famiglia, abbiamo attivato un servizio per gestire le prenotazioni di massa dei vaccini antinfluenzali: tramite la nostra piattaforma ne sono stati prenotati circa 20mila. Da dicembre siamo inoltre intervenuti sulla digitalizzazione della prenotazione e rendicontazione dei tamponi rapidi antigenici. Da gennaio i tamponi rapidi antigenici di tutta la ATS di Bergamo e parte di quella di Monza vengono prenotati e refertati tramite la nostra piattaforma: il medico prenota il tampone, il paziente riceve l’esito tramite app o sms, e in caso di positività il medico lo può inserire nel programma di telemonitoraggio. 

Offrite il servizio solo in Lombardia o anche in altre regioni? E riguarda solo i pazienti Covid o anche chi ha altre patologie?

Il servizio privato è offerto su base nazionale, mentre per quanto riguarda il supporto ai medici di famiglia al 99% è fornito nel territorio lombardo. Siamo una startup, per cui le risorse sono limitate ed abbiamo necessità di focus. Pertanto abbiamo preferito creare un sistema digitale pilota in una geografia limitata piuttosto che disperdere le energie su tutto il territorio nazionale senza avere un percorso di assistenza sanitaria completamente digitalizzato.

Credo sia una bellissima storia di successo quella realizzata insieme alla medicina territoriale di Bergamo, che dopo la tragedia della primavera scorsa ha reagito fermamente e ha portato oltre il 30% dei medici di famiglia bergamaschi ad abbracciare la telemedicina come ulteriore strumento di contenimento pandemico, gestendo in maniera completamente integrata e digitale i pazienti Covid dalla prenotazione del tampone rapido antigenico, alla refertazione, fino al monitoraggio da remoto con video-visite di controllo. La cooperativa di medici di famiglia con cui collaboriamo opera in maniera davvero ammirevole, una speranza per l’evoluzione di tutta la medicina territoriale.

La nostra idea come piano futuro è quella di replicare ed estendere a tutto il territorio nazionale l’ecosistema digitale che stiamo sviluppando in maniera estremamente scalabile.

Davinci Healthcare

la piattaforma di sanità digitale che connette il cittadino al suo medico di famiglia o psicologo di fiducia

Come intendete utilizzare i fondi raccolti con la nuova campagna di crowdfunding?

Abbiamo in mente di investire il 70% dei fondi in ricerca e sviluppo tecnologico. Questo perché abbiamo spostato il nostro baricentro per diventare sempre di più una tech company, una startup di prodotto. Sempre nel campo della telemedicina, la nostra intenzione è quella di continuare a specializzarci nelle cure primarie in termini di salute fisica ma anche mentale, supportando la medicina territoriale ed il rapporto tra medico di famiglia e cittadino

Un’altra delle azioni che vogliamo intraprendere è supportare anche lo sviluppo della medicina di rete e di gruppo. Con ciò si intendono gruppi di medici che si mettono insieme per offrire un accesso più ampio allo studio medico coordinandosi sulle ore di apertura dell’ambulatorio e dando disponibilità di accesso anche virtuale: in questo modo i pazienti hanno la possibilità di contattare il proprio medico anziché andare in Pronto Soccorso per un codice bianco o rischiare autodiagnosi online.

Quali sono le vostre peculiarità e cosa vi distingue dai concorrenti?

La maggior parte delle startup attive in telemedicina lavora sulla medicina secondaria e terziaria (specialisti), il nostro focus è su quella primaria (medici di famiglia). Un’altra caratteristica che ci differenzia dai competitors riguarda l’alto impatto tecnologico delle nostre soluzioni, la completa digitalizzazione del percorso assistenziale del paziente dalla ricerca di informazioni sicure, al contatto con il medico di famiglia filtrato e guidato da algoritmi di pre-triage, video-visita, messaggistica e scambio di documentazione (referti, foto, ecc.) fino alla ricetta dematerializzata e al monitoraggio da remoto tramite wearables e dispositivi connessi.

Inoltre poniamo molta attenzione al tema della salute mentale. In genere quando si parla di salute si pensa sempre alla sfera fisica dimenticando che è strettamente legata a quella mentale e allo stile di vita. Tra i servizi che supportiamo, per la maggior parte nel privato, vi è infatti la gestione del benessere e dello stare bene a 360 gradi. Quella della salute mentale è un’area che va a impattare in maniera significativa su quella fisica: così come si fanno prevenzione e rafforzamento di quest’ultima, allo stesso modo bisogna fare con la sfera mentale.

Quale sarà il futuro della telemedicina dopo la pandemia?

L’emergenza sanitaria ha accelerato l’adozione del digitale di 4-5 anni forzando il sistema a cambiare, ad acquisire competenze digitali, a pensare in maniera differente e più aperta. Trovo quest’ultimo elemento culturale di particolare importanza, poiché in Italia c’è stato storicamente un freno culturale verso la riforma e l’innovazione, non solo nella sanità ma in tutti i settori. Sono mancati soprattutto gli investimenti in formazione mentre il mondo in cui viviamo richiede competenze completamente differenti dal passato. Negli ultimi 12 mesi c’è stato un notevole salto culturale verso la telemedicina, se ne sono scoperti i benefici e tante abitudini sono ormai entrate nella prassi. 

Nella medicina territoriale abbiamo trovato medici con tanta energia e voglia di costruire un sistema nuovo. Abbiamo lavorato molto insieme a cooperative di medici di famiglia con una intraprendenza fenomenale, con apertura verso i giovani e verso il futuro, con l’obiettivo di costruire un nuovo sistema di fare medicina. 

Credo fortemente che dopo la pandemia non si tornerà indietro sulla telemedicina, bensì assisteremo ad un periodo di crescita e cambiamento epocale. Mi auguro tuttavia che in parallelo a questa crescita vi sia anche un forte periodo di riforma del settore, con incentivi adeguati a quelli degli altri Paesi a maggiore innovazione (Israele, Regno Unito) ed una regolamentazione sul tema della privacy poiché attualmente la maggior parte del personale sanitario utilizza ancora mezzi inappropriati per le comunicazioni mediche come le email ed i social. Strumenti inefficienti per quanto riguarda l’attività clinica che limitano l’automazione e la condivisione delle informazioni in maniera organizzata. Operatori sanitari e pazienti dovrebbero essere formati ed incentivati all’utilizzo di strumenti dedicati alla telemedicina, più sicuri ed efficienti, per supportare la creazione di un ecosistema di sanità digitale.

Vorrei evidenziare che il digitale non può e non deve sostituire il metodo tradizionale, bensì affiancarlo e supportarlo. Il contatto fisico è e sarà sempre necessario, il digitale va ad integrare la medicina tradizionale. 


Potrebbe interessarti anche:

health green

Il biotech italiano in prima linea per una ripartenza sostenibile

startup & pmi health

Le startup rivoluzionano la sanità in Italia

health crowdfunding

DaVinci Healthcare, Stefano Casagrande: “Il futuro è l’assistenza sanitaria da remoto”