E-health, dalla pandemia forte impulso a telemedicina e servizi sanitari digitali

Redazione BacktoWork 30/03/2021

Nell’ultimo anno abbiamo assistito alla più grande accelerazione digitale che il settore sanitario abbia mai conosciuto. Una recente ricerca di VMware svela in che modo è cambiato l’atteggiamento dei cittadini verso la sanità digitale e come la richiesta di telemedicina e servizi innovativi sia destinata a crescere ulteriormente nei prossimi anni.

L’analisi commissionata da VMware - dal titolo Digital Frontiers. The Heightened Customer Battleground - è stata condotta su più di 6.000 consumatori in cinque Paesi europei e ha rivelato che quasi la metà degli italiani (45%) si sente a proprio agio nel sostituire i consulti medici di routine con appuntamenti virtuali a distanza (il 44% a livello europeo). Il 61% degli intervistati, nel nostro Paese, è felice all’idea che i membri della propria famiglia con una malattia cronica/di lunga durata possano avere la libertà di vivere più tempo lontano dalle strutture mediche, grazie ai sensori e al monitoraggio dei dati in tempo reale che prevedono quando avranno bisogno di assistenza medica. O ancora, il 57% ha fiducia che la tecnologia possa abbassare significativamente il rischio di interventi chirurgici invasivi entro i prossimi cinque anni. E questi atteggiamenti non riguardano solo le generazioni più giovani, tipicamente ‘tech-savvy’: sono i 45-54enni i più entusiasti all’idea di un nuovo “mondo virtuale della sanità”

Cresce la domanda di telemedicina e videoconsulto

Il ruolo avuto durante la pandemia ha attirato una nuova e crescente attenzione sulla telemedicina. I pazienti sono diventati generalmente più disponibili ai consulti, alle visite e alle diagnosi a distanza e questa tendenza è già particolarmente evidente in alcuni Paesi. Nel Regno Unito, prima del virus, gli appuntamenti in video costituivano solo l’1% delle 340 milioni di visite annuali effettuate da medici e infermieri del servizio sanitario nazionale britannico. Ma, con l’accelerazione dell’epidemia, quando il sistema sanitario ha incoraggiato tutti i 7.000 studi medici del Regno Unito a ridurre gli appuntamenti faccia a faccia, le visite fisiche sono diminuite del 57% rispetto all’anno prima. Le piattaforme di medici online come Push Doctor hanno visto un aumento settimanale del 70% delle visite a distanza e dei videoconsulti. Il leader francese degli appuntamenti digitali Doctolib ha affermato che le sue consultazioni video in Europa sono aumentate in un anno da 1.000 a 100.000 al giorno. 

In Italia il percorso è solo agli inizi ma ha avuto un forte impulso a seguito dell’emergenza sanitaria, ponendo notevoli sfide a operatori e istituzioni con conseguenti novità sul fronte normativo. Nel 2019, secondo i dati dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano, solo il 5% dei medici specialisti e il 3% dei medici di famiglia utilizzavano soluzioni di telemedicina, mentre lo scorso anno tre specialisti su quattro hanno dichiarato che la telemedicina è stata decisiva nella fase di emergenza

A settembre 2020 la Conferenza Stato-Regioni ha approvato un documento, elaborato dalla Commissione Salute, relativo alle modalità di gestione delle prestazioni ambulatoriali a distanza, in cui si definiscono specifici criteri e modalità di implementazione della televisita nel paziente cronico.

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Più fiducia nelle tecnologie digitali

Secondo i risultati della ricerca, la pandemia ha costretto molti a superare le preoccupazioni legate alla sicurezza degli incontri virtuali con i medici. I consumatori si stanno accorgendo delle ampie opportunità che i nuovi servizi digitali possono portare e ripongono molta più fiducia nelle tecnologie sanitarie digitali: oggi - si legge nel report - il 61% dei cittadini crede che la tecnologia possa migliorare significativamente la qualità della vita delle persone vulnerabili, come gli anziani o i disabili. Il 49% non avrebbe problemi se fosse un computer, anzichè un medico in carne ed ossa, a rilevare e riconoscere alcune anomalie, per esempio le cellule cancerose. E il 51% vede in modo positivo il fatto che un medico altamente qualificato possa condurre un’operazione chirurgica invasiva tramite robotica a distanza. 

Tecnologie come sensori, cloud computing, analisi dei dati, realtà aumentata e virtuale stanno diventando comuni nell’assistenza sanitaria. Le potenzialità in questo campo - osservano gli autori del rapporto - sono incredibili. Dall’analisi rapida di certi modelli di malattia all’individuazione del rischio di patologie respiratorie attraverso un algoritmo che semplicemente scorre sulle immagini a raggi X dei pazienti, al confronto dei risultati con quelli di milioni di altri pazienti per raccomandare il miglior trattamento. L’Intelligenza Artificiale (AI) potrà aiutare a prendere decisioni migliori e in maniera più veloce, combinando infinite fonti di dati diversi, cosa che gli esseri umani non sono in grado di fare. Potrebbe, per esempio, aiutare a misurare la crescita di un tumore e illustrare la tendenza in millisecondi – dando al radiologo la possibilità di concentrarsi davvero su che cosa è importante e che richiede creatività ed esperienza.

Meno timori sulla privacy e sull’uso di informazioni personali

L’analisi sottolinea, infine, come anche la sfiducia nella gestione dei dati in ambito sanitario e le preoccupazioni relative alla tutela della privacy – in precedenza un enorme ostacolo da superare – si stiano attenuando: il 48% degli intervistati dichiara di essere a proprio agio se il personale medico accede a dati e informazioni sulla propria vita quotidiana, come il livello di esercizio fisico, la dieta e l’alimentazione, se questo significa ricevere indicazioni utili per la propria salute. 


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