L'emergenza sanitaria ha dato una forte spinta all’ecommerce e alle esportazioni online, tuttavia l'incertezza portata nei mercati internazionali si è tradotta in un aumento dei rischi - soprattutto di tipo finanziario, logistico e commerciale - per le imprese che vendono all’estero.
Gli effetti economici della pandemia sono stati gravi per molti Paesi, con il commercio globale che ha registrato un calo del -10% secondo le stime del WTO - World Trade Organization. In Italia, secondo i dati ISTAT, le esportazioni sono scese del -9,7%, il dato peggiore dopo la crisi finanziaria del 2009, e le importazioni sono diminuite del -15,3%. L'export italiano è diminuito verso tutti i mercati, europei ed extra-europei, soprattutto nei settori dei beni strumentali, come le macchine industriali e le apparecchiature, mentre hanno mostrato una modesta crescita le esportazioni di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+3,8%) e di prodotti alimentari, bevande e tabacco (+1,9%).
Lo scenario ha cominciato a migliorare nell'ultimo trimestre 2020 e le previsioni del FMI per il 2021 indicano una crescita del commercio mondiale di oltre il +7% e un ritorno ai livelli pre-crisi in Europa e USA nel 2022. Molto però dipenderà dall'andamento della situazione sanitaria, dalla rapidità della campagna vaccinale e dalle politiche economiche messe in atto dai maggiori Paesi. L'Unione Europea con il piano finanziario approvato da poco e il Next Generation EU Plan ha messo sul piatto oltre 1.800 miliardi di euro; in USA l’Amministrazione Biden ha proposto un piano di spesa per la ripresa di 1.900 miliardi di dollari.
Per essere efficaci queste politiche richiedono un corretto utilizzo dei fondi nei settori chiave dell’economia, un efficiente funzionamento dei mercati e il mantenimento dell'apertura degli scambi internazionali, riducendo le tensioni commerciali che hanno caratterizzato gli anni passati.
Secondo un recente sondaggio dell’Osservatorio Export Digitale del Politecnico di Milano, che ha coinvolto un campione di 124 imprese italiane di varie dimensioni e settori, l'incertezza portata dalla pandemia nei mercati internazionali si è tradotta in un aumento dei rischi di internazionalizzazione, soprattutto di tipo finanziario, logistico e commerciale. Il 28% delle aziende ha patito in particolare i rischi finanziari, il 19% ha sofferto prevalentemente difficoltà logistiche, il 23% ha rilevato rischi moderati in entrambe le aree e il 30% ha riscontrato un rischio grave sia logistico sia finanziario. Le imprese B2B hanno complessivamente risentito di un aumento dei rischi, sia finanziari che operativi, più elevato rispetto alle imprese B2C, perché coinvolte in più lunghe e complesse filiere produttive.
Per mitigare questi rischi, le imprese hanno aperto canali eCommerce, impiegato soluzioni digitali come piattaforme e tool collaborativi per facilitare l'interazione a distanza, introdotto forme di lavoro smart e maggiore flessibilità nello svolgimento delle mansioni assegnate, attivato nuovi canali di finanziamento attraverso il supply chain finance. L’88% delle aziende ha risposto con una strategia basata su molti o alcuni di questi fattori, mentre il 12% ha puntato sul digitale come unico strumento di risposta ai maggiori rischi.
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Scopri il crowdfunding →Come rivela ancora l’Osservatorio Export Digitale, sempre più imprese scelgono di aprire un canale eCommerce per vendere all'estero. L'impatto dell'export digitale è positivo su diverse performance finanziarie, come il ROA, il ROE e il ROS, e questo effetto è più evidente quando è alta l’incidenza della componente digitale sul fatturato complessivo, e quando nell'organizzazione è presente un eCommerce manager oppure un Export manager con competenze digitali.
La filiera più digitalizzata si conferma quella automobilistica, che rappresenta il 18,5% dell'export digitale B2b per un valore di 23,5 miliardi di euro (circa il 65% dell'export automotive). Seguono il tessile e abbigliamento con 18,3 miliardi, pari al 14,5% dell'export digitale B2b e al 35% del totale del settore, e la meccanica con quasi 15 miliardi, che equivalgono all'11,8% delle esportazioni online B2b e al 20% dell'export di settore.
Nonostante un calo del -9% rispetto al 2019, il fashion è ancora il settore più importante in ambito B2c, con un valore di 7,1 miliardi di euro, pari al 53% delle esportazioni digitali di beni di consumo e al 16,5% di quelle complessive di settore. Segue il food, l'unico settore "favorito" dall'emergenza con una crescita del +46% e un valore di 1,9 miliardi di euro, pari al 14% dell'export digitale e al 4% di quello alimentare. Il terzo comparto è l'arredamento, che vale 1,1 miliardi e quasi l'8% delle esportazioni online e il 12% di quelle di mobili.