Il Covid-19 accelera il cambiamento nelle direzioni HR e, soprattutto nelle organizzazioni agili, il nuovo modo di pensare il lavoro trova terreno fertile. In tantissime, infatti, sono pronte ad affrontare le sfide che le attendono nei prossimi due anni. Lo rivela una ricerca condotta dall’Osservatorio HR Innovation Practice della School of Management del Politecnico di Milano
La ricerca evidenzia come il 66% delle organizzazioni agili dichiari di essere pienamente preparato ad affrontare i cambiamenti in ambito digital. Del resto, il Coronavirus ha portato a una rivisitazione delle priorità di investimento: il 48% delle aziende agili ha aumentato gli investimenti nel settore digital.
Le aziende ‘agili’ rispetto al 2019 investono maggiormente su programmi di digital upskilling per arricchire le competenze digitali, e di digital reskilling per formare i lavoratori alle nuove competenze digitali. Focus aggiuntivo, inoltre, sulla progettazione di programmi di formazione specifici per sviluppare competenze digitali ‘hard’ e iniziative per diffondere conoscenze in ambito digital.
Per questo Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Ossevatorio HR Innovation Practice spiega: “In una situazione di cambiamento senza precedenti, come quella che ci siamo trovati a fronteggiare nell'emergenza Covid19, le organizzazioni che hanno dimostrato di essere più resilienti non sono quelle con più risorse o dotate di piani e procedure più strutturate, ma quelle capaci di adattarsi e rispondere velocemente alle discontinuità”.
E per Corso è fondamentale che tutte le organizzazioni, nel prossimo futuro, diventino agili: “Si trasformino in organismi sociali di persone in grado di coordinarsi e adattarsi man mano che gli eventi accadono, reagendo tempestivamente e in modo adattativo alle trasformazioni dell'ambiente. Si tratta di una trasformazione profonda che investe cultura, competenze, processi, la stessa struttura organizzativa e il modo di relazionarsi con l'ecosistema. I nuovi principi organizzativi su cui basarsi sono quelli di una leadership non gerarchica, ma flessibile e partecipativa, capace di ingaggiare le persone in profondità ed esaltarne e orchestrarne le diversità”.