Ilario Sacchi (SmairtHero): “Intelligenza artificiale, sensori biometrici, dispositivi indossabili: salute e sicurezza personale passano anche da qui”

Redazione BacktoWork 30/06/2021

La salute e la condizione fisica delle persone possono essere monitorate in modo sicuro e in tempo reale grazie al supporto della tecnologia. Ilario Sacchi, CEO e co-founder della startup innovativa MAIS, ci parla di SmairtHero, un ecosistema brevettato che integra intelligenza artificiale e dispositivi medicali biometrici indossabili.

Di cosa si occupa la vostra startup e a chi si rivolge?

SmairtHero è un prodotto di MAIS, si tratta di un ecosistema per la sicurezza e la salute rivolto alle persone che hanno necessità di essere aiutate nel momento in cui sono sole, parliamo ad esempio di lavoratori in solitaria, persone vulnerabili oppure anziani che non possono essere immediatamente raggiunti dai propri cari per risolvere le problematiche di tutti giorni. Il progetto si rivolge anche a lungo degenti o persone con patologie che devono essere monitorate 24 ore su 24

Il sistema è costituito da un dispositivo medico indossabile dotato di sensori biometrici con cui rileva la frequenza cardiaca, gli intertempi cardiaci, la curva PPG, l'ossigenazione del sangue, la temperatura superficiale della pelle, la frequenza respiratoria, la qualità del sonno, le cadute o gli urti violenti. Il sistema preleva i dati, li analizza grazie all’intelligenza artificiale e in base all’analisi fatta produce dei risultati. In caso di allarme questi dati vengono inviati ad una centrale operativa, se necessario anche fornendo supporto medico. In caso di allarme cosiddetto fake, ad esempio per una corsa veloce o una frenata improvvisa, la segnalazione viene automaticamente eliminata. 

Il progetto di SmairtHero ha già varcato i confini italiani. Su quali mercati state puntando attualmente?

Il progetto è già esteso a livello internazionale. L’esperienza venticinquennale dei soci fondatori sul mercato dell’intelligenza artificiale e della cybersecurity ha permesso alla società di beneficiare di tutta una serie di conoscenze al di fuori dell’Italia che ci hanno permesso di portare questo progetto in modo deciso nel Regno Unito e soprattutto negli Stati Uniti. Proprio qui abbiamo degli advisor che stanno lavorando alla presentazione del nostro ecosistema con brevetto USA ad alcuni potenziali clienti. Si tratta di un ecosistema brevettato e questo è stato possibile prima negli USA, in Europa siamo ancora in attesa perché sono più lunghe le tempistiche per il rilascio del brevetto. 

Quali sono gli obiettivi di SmairtHero a breve e nel lungo periodo?

Gli obiettivi sono sia di tipo sociale che di carattere economico. L’idea di crescita nel breve termine è legata al servizio, che non è un semplice bracciale elettronico contapassi oppure un classico modello che misura la frequenza cardiaca. Si tratta di un servizio molto diverso, che si avvale dell’intelligenza artificiale per controllare i dati e dell’intervento di una centrale operativa. Nel breve termine guardiamo al nuovo concetto di teleassistenza e telemedicina con l’introduzione ad esempio della cartella clinica digitale per la quale SmairtHero già prevede il connettore per collegare la cartella clinica, seguendo ovviamente le regole internazionali. L’aspetto sociale vuole collegare il mondo digitale a quello dell’assistenza e dell’aiuto alla persona. Dare una mano ad un lavoratore in solitaria che deve pulire una cisterna - e si trova in quel momento da solo - è sicuramente uno degli scopi di SmairtHero.

Qual è la strategia di comunicazione e su quali social network siete maggiormente attivi?

In questo momento la strategia è legata ad un continuo inserimento di video e articoli che riguardano il nostro prodotto. La conoscenza del progetto passa dalle maggiori piattaforme social come Facebook, Instagram e LinkedIn. MAIS si rivolge al momento ad un mercato business to business e non business to consumer per motivi di branding. 

SMAIRTHERO

l'ecosistema brevettato per la sicurezza e la salute della persona

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Quali sono i punti di forza di SmairtHero e cosa vi distingue dalla concorrenza? 

Sicuramente SmairtHero vanta come punto di forza l’ecosistema brevettato. Possiede un’intelligenza artificiale in grado di creare ciò che noi chiamiamo l’avatar della persona, ovvero dopo circa quindici giorni di utilizzo del dispositivo siamo in grado di definire i parametri biometrici usuali dell’utente durante le attività che abitualmente svolge. Questo ci permette di capire con precisione se i dati biometrici durante una certa attività ad una certa intensità sono inusuali e prendere immediate contromisure. 

Abbiamo inoltre la possibilità di monitorare lo stato di salute sia di persone sane che di persone con patologie, verificando quindi l’andamento della malattia e prevedendone l’andamento e ciò permette di applicare le azioni correttive necessarie.

Come utilizzerete i fondi raccolti grazie alla campagna di crowdfunding?  

I fondi serviranno per continuare la ricerca e sviluppo del prodotto. Naturalmente il mercato richiede delle novità sempre più tecnologiche e quindi ci stiamo già organizzando per poter rispondere alle esigenze che stanno emergendo. In aggiunta occorre, così come avviene per tutte le cose che riguardano il settore informatico, avere delle continue modifiche del software, in modo tale da renderlo sempre più all’avanguardia. C’è bisogno di rispondere in maniera tempestiva ed efficace alle richieste del mercato: non seguirlo vuol dire non diventare competitivi. 

Una parte del denaro servirà per lo studio di nuovi algoritmi da brevettare che dovrebbero puntare a definire, con maggiore facilità, alcune semplici patologie. Quello che si cercherà di fare, con tutta la mole di dati raccolti, sarà dire ai nostri utenti e utilizzatori che forse esistono delle particolarità per cui sarebbe meglio procedere ad un controllo medico più dettagliato

La pandemia ha modificato il vostro modo di lavorare?

Diciamo che forse non ha tanto modificato la modalità perché noi già applicavamo il lavoro agile per poter affrontare le problematiche di tutti i giorni. Sicuramente ci ha allontanato un po’ e abbiamo dovuto sopperire a questo problema utilizzando la metodologia digitale. Certamente non abbiamo subito la problematica del lavoro in smart working perché lo facevamo già prima.

La pandemia ha messo in risalto quanto il nostro progetto avesse delle ottime possibilità di offrire una mano in condizioni in cui il distanziamento è necessario. Ci siamo resi conto che un sistema come il nostro, in un periodo come quello del Covid, avrebbe avuto degli ottimi benefici soprattutto per i medici di base. Questo sistema avrebbe permesso di controllare gli assistiti senza doversi recare sul posto. Il Covid ha evidenziato quanto il nostro progetto possa avere un forte impatto in termini di utilità sociale


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