Quando un’azienda non quotata, con una storia già consolidata alle spalle, vuole realizzare piani di sviluppo o ristrutturazioni, ha di norma bisogno di ulteriori finanziamenti. I Private Equity sono fondi di investimento privati, caratterizzati da un’alta capacità economica, che intervengono nel capitale delle imprese attraverso la partecipazione al capitale di rischio. Queste operazioni hanno lo scopo di accrescere il valore della partecipazione iniziale nel medio-lungo termine per poi realizzare un cospicuo guadagno al momento della fase di disinvestimento.
Il fondo di Private Equity ha interesse a entrare nel capitale di una società individuata per aumentarne il valore e, in fase di way-out, ottenere un capital-gain. Una volta individuate e valutate le opportunità di investimento – legate alle possibilità di crescita dell’impresa, diretta o indiretta – le quote societarie vengono acquisite in un lasso di tempo di cinque anni. La seconda fase, di disinvestimento, dura altri cinque anni nella quale non si può immettere altro denaro ma si provvede alla gestione e valorizzazione della partecipata e alla sua liquidazione.
I fondi di Private Equity si differenziano da quelli di Venture Capital (VC) in quanto questi ultimi intervengono nel capitale della società in fase di avviamento della stessa. Il socio venture capitalist deve mettere a disposizione della startup la sua esperienza manageriale e le sue competenze organizzative per favorire il business dell’impresa. Non si limitano, quindi, a investire denaro ma partecipano attivamente alle strategie aziendali a partire dalla verifica del piano di crescita dell’azienda e delle sue prospettive di sviluppo.
In Italia lo strumento più comune per gli investimenti Private Equity è il fondo mobiliare chiuso, gestito da un istituto di intermediazione come Società di Gestione del Risparmio (S.G.R.). Questo tipo di fondi hanno un importo fisso di sottoscrizioni che verranno chiuse una volta raggiunto l’obiettivo. Sono investimenti ben definiti in cui il tipo di attività, le dimensioni e la sua durata sono dichiarati anticipatamente.
Nel modello anglosassone, invece, il fondo è rappresentato da società a capitale variabile stabilita dai diversi sottoscrittori che raccolgono capitale. L’intero ammontare dell’investimento non viene versato immediatamente, ma nel corso del tempo (in un lasso ben definito) e proporzionalmente agli investimenti deliberati dal gestore.