Ad oltre un anno dall’inizio della pandemia, sono ambiente, lavoro e salute i tre grandi temi che preoccupano maggiormente i Millennial (i nati tra il 1983 e il 1994) e la GenZ (i nati tra il 1995 e il 2003) in Italia e nel mondo. L’attivismo di queste generazioni porta con sé una maggiore attenzione per il tema ambientale, ma anche una nuova sensibilità sulle discriminazioni legate al genere, all’etnia e all’orientamento sessuale.
È questo il quadro che emerge da un recente sondaggio su oltre 23.000 intervistati in tutto il mondo (di cui 800 in Italia) condotto da Deloitte, secondo cui le imprese devono tenere conto dei cambiamenti in atto e fare di più per essere all’altezza delle aspettative dei più giovani. “Non stupisce che i giovani si concentrino sempre più sulle questioni ambientali e di responsabilità sociale. Allo stesso tempo emerge una certa sfiducia nei confronti delle imprese e della loro capacità di fare la differenza su questi temi: è un monito di cui tutto il mondo del business deve tenere conto” afferma Fabio Pompei, Ceo di Deloitte Italia. “Soprattutto ora che con il PNRR abbiamo davvero l’opportunità di conciliare il bisogno di ritorno alla crescita con la possibilità di rendere più sostenibile la nostra economia”.
Dopo il grande choc pandemico, i giovani sono sempre più attenti al rispetto dell’ambiente e alla questione del cambiamento climatico: è un trend che si afferma a livello globale soprattutto tra i giovanissimi della GenZ. Per loro, infatti, la preoccupazione per l’ambiente è la priorità numero uno sia a livello globale, sia in Italia.
Il 40% circa del campione globale crede che le persone si impegneranno maggiormente ad agire sulle questioni ambientali dopo la pandemia. Ma il 60% teme che l'impegno delle imprese per aiutare a combattere il cambiamento climatico sarà messo in secondo piano dalle sfide sorte con la pandemia. Gli autori della ricerca evidenziano però lo scarto generazionale tra GenZ e Millennial: ormai non più giovanissimi, i Millennial manifestano preoccupazione per la questione ambientale, ma in misura minore. A livello globale è la terza preoccupazione per i Millennial, a livello italiano è la seconda.
I ragazzi e le ragazze italiane sono più preoccupati dei loro coetanei di altri Paesi per il lavoro: il 39% dei Millennial italiani teme la disoccupazione. Un dato significativamente più alto di quello globale, che si ferma al 27%. Anche per la GenZ, che comincia ad affacciarsi al mercato del lavoro, la disoccupazione è un tema rilevante: costituisce una preoccupazione per il 35% degli italiani, contro una media del 25% rilevata per il campione globale.
I giovani italiani sono più pessimisti dell’anno scorso sulle prospettive economiche e sociali del Paese: per la prima volta è stato rilevato che più del 50% dei Millennial e della GenZ italiani afferma che l'economia nazionale peggiorerà nel corso dell'anno. Ancora più allarmanti le previsioni sulla situazione socio-politica, che peggiorerà secondo il 62% dei Millennial italiani (contro il 41% del campione globale) e il 60% della GenZ italiana (contro il 40% a livello globale). Un tale pessimismo - avverte però Deloitte - è probabilmente dovuto anche al periodo di rilevazione della survey: i giovani intervistati hanno risposto a queste domande nel pieno della seconda ondata, ovvero in un momento in cui le speranze di una rapida uscita dalla crisi si sono affievolite con la recrudescenza dell’emergenza sanitaria ed economica.
A livello globale, le opinioni sull'impatto sociale delle imprese sono peggiorate ed è diminuita anche la job loyalty, ovvero il sentimento di appartenenza che spinge i giovani a rimanere fedeli al proprio datore di lavoro. In costante declino negli ultimi cinque anni la fiducia dei giovani nei confronti del mondo delle imprese: meno della metà dei Millennial (47%) e della GenZ (48%) pensa che le imprese abbiano oggi un impatto sociale positivo. È la prima volta che questi livelli sono scesi al di sotto del 50% dall'inizio delle rilevazioni di Deloitte nel 2012. Per quanto riguarda l’Italia, mentre il 34% dei Millennial crede che il business abbia un impatto positivo sulla società, la percentuale di GenZ che afferma lo stesso è scesa dal 41% dell'anno scorso al 34% di quest'anno.
I ragazzi e le ragazze italiani sono più scettici della media globale quando si tratta di scommettere sull’attivismo ambientale post-pandemico: solo il 23% dei Millennial in Italia (contro il 37% della media globale) e il 31% della GenZ (contro il 40% della media globale) ritiene che l'impegno delle persone in materia di questioni ambientali e climatiche aumenterà dopo la pandemia. Allo stesso tempo, però, la GenZ italiana, e in misura minore i Millennial, si dichiara più impegnata dei coetanei di altri Paesi nel tentativo di educare e cambiare le opinioni di chi li circonda. Questo potrebbe significare che i giovani ripongono una fiducia limitata nei confronti delle generazioni “senior” e, a conferma di ciò, il 46% dei Millennial e il 53% della GenZ in Italia pensano che stiano “ostacolando il progresso”.
Il senso di responsabilità dei giovani si è manifestato anche durante la pandemia: gli italiani sono stati più disciplinati della media nel rispettare le linee guida di salute pubblica dettate dal Governo (80% dei Millennial italiani vs 74% media globale, e 79% GenZ italiani vs 69% media globale). La salute, in questo anno segnato dalla pandemia, è infatti risultata al terzo posto tra i maggiori motivi d’ansia per i Millennial italiani.