Dopo essere state le più colpite dalla pandemia, oggi le imprese italiane di piccola e media dimensione mostrano un'elevata propensione al cambiamento. Innovazione, rafforzamento patrimoniale e mercati esteri sono le sfide principali che le attendono. Lo rivela l’indagine “I bisogni delle Pmi post-Covid” realizzata da Intesa Sanpaolo con Piccola Industria Confindustria e Deloitte.
Le misure per fronteggiare l’emergenza sanitaria impongono alle piccole e medie imprese di riprogettare i propri modelli di business, poiché l’attuale contesto di incertezza richiede di rivedere piani e valutazioni strategiche a medio e lungo termine. Ma se il 90% delle 6mila Pmi coinvolte nella ricerca concorda sulla necessità di avviare una trasformazione, sono solo tre su dieci le aziende che si stanno già preparando ad affrontare la ripresa con piani di rilancio strutturati.
Le direttrici della trasformazione sono essenzialmente tre. Circa 6 imprese su 10 intendono rimodulare la propria offerta sul mercato e adeguare il proprio modello operativo; 1 azienda su 2 punta sull’internazionalizzazione per ampliare la propria presenza geografica; 9 aziende su 10 riconoscono la necessità di rafforzare la componente patrimoniale, ribilanciando la propria esposizione verso terzi e facendo anche ricorso a operazioni di finanza straordinaria.
“Oggi siamo convinti che digitale, green, resilienza e business continuity siano le principali sfide che abbiamo davanti. A questo si accompagna il rafforzamento patrimoniale dell’impresa, elementi capaci di portare a una crescita sostenibile e strutturata. Per farlo occorre passare dalla cultura dell’emergenza a quella della prevenzione, oltre che comprendere che il digitale è ormai una condizione per esistere”, ha affermato Carlo Robiglio, presidente di Piccola Industria Confindustria.