Le aziende italiane guardano al futuro con fiducia e ottimismo. Ma pesano le incognite legate alla ripresa dei mercati e al rilancio dell’economia. Digitalizzazione e sostenibilità tra le priorità strategiche.
È la fotografia che emerge da un sondaggio condotto da Deloitte Private su 2.750 leader aziendali a livello globale, tra cui 150 in Italia. “Nonostante l’incertezza del momento, le aspettative sono positive per il futuro a breve termine. Infatti, guardando ai prossimi 12 mesi, i leader aziendali italiani, in linea con il trend globale, prevedono un incremento della produttività (58%) e dei profitti (47%)”, spiega Ernesto Lanzillo, Private Leader di Deloitte Italia. “La maggior parte delle aziende private italiane intervistate si sta adeguando al nuovo contesto disegnato dalla pandemia aumentando gli sforzi per trasformare e far evolvere la propria azienda ed essere più competitiva nel nuovo scenario post-pandemico. Questo è un segnale molto positivo per tutta la nostra economia”.
L’indagine evidenzia un elevato livello di fiducia rispetto al successo della propria azienda. La percezione generale di fiducia delle imprese italiane intervistate è in linea con le strategie di crescita, che puntano non solo sullo sviluppo di nuovi prodotti e servizi (52% sia nel breve che nel lungo termine), ma anche sulla produttività (rispettivamente 48% e 49% nel breve e nel lungo termine) e sulla trasformazione digitale (rispettivamente 47% e 54% nel breve e nel lungo termine).
In linea con il trend globale, le aziende italiane preferiscono adottare strategie di crescita di tipo organico rispetto ad attività di M&A (ritenute prioritarie nel breve termine dal 25% degli intervistati e nel lungo termine dal 29%). Tuttavia, nonostante le attività di M&A non siano una priorità strategica, molte imprese italiane si considerano, nei prossimi dodici mesi, potenziali buyer (37%) o potenziali aziende target (33%).
Per quanto riguarda il risvolto occupazionale, le imprese italiane intervistate risultano intenzionate a incrementare il numero dei propri collaboratori: quasi un terzo intende coinvolgere nuove risorse con formule di collaborazione (29%), mentre l’11% ha pianificato assunzioni a tempo pieno, trasversalmente in tutte le aree aziendali. Solo il 15% dichiara che acquisirà nuovi talenti unicamente per specifiche competenze.
Sia a livello globale che italiano, le imprese temono che le conseguenze della pandemia possano avere un impatto prolungato sul mercato (42% breve periodo e 33% lungo periodo) e, in misura minore, sulle operation (32% breve periodo e 27% lungo periodo). Le misure messe in campo dagli Stati a sostegno dell’economia vengono considerate lo strumento più efficace per compensare le perdite causate dalla crisi e per consolidare la ripresa. La pensano così anche il 30% delle aziende italiane intervistate, che ritengono fondamentale il ricorso ai fondi del Next Generation EU per il rilancio dell’economia.
L’elemento che determina la resilienza per eccellenza, secondo le aziende italiane, è la tecnologia (73%) e la trasformazione digitale è una priorità strategica tanto nel breve quanto nel lungo periodo. Gli investimenti in tecnologia registreranno un’accelerazione nei prossimi 12 mesi, orientandosi soprattutto verso l’automazione dei processi di business (47%), information security (44%) e strumenti di data analytics e business intelligence (41%).
L’analisi sottolinea infine la crescente attenzione delle aziende rispetto al tema dei valori aziendali e a quello della sostenibilità, mettendo in evidenza non solo quanto questi siano importanti per determinare il carattere di resilienza delle imprese, ma anche come siano entrati a pieno titolo nell’agenda delle aziende.