Già adottato in molti Paesi, e introdotto di recente anche in Italia, lo strumento del sandbox consente di testare le innovazioni nell’ambito della tecno-finanza, valutandone le implicazioni sul piano normativo e regolamentare.
Sandbox, il “recinto di sabbia” dove giocano i bambini, è il termine usato nel linguaggio informatico per indicare un ambiente di prova e di sperimentazione isolato, protetto e controllato, all’interno del quale i programmatori possono testare e sperimentare nuovi software e applicazioni minimizzando le interazioni con l’ambiente esterno circostante, e quindi evitando interferenze, conflitti, rischi e conseguenze potenzialmente dannose per la sicurezza.
Il termine - mutuato dal linguaggio informatico - è oggi adottato anche in ambito giuridico e finanziario con la medesima accezione di spazio isolato e controllato di sperimentazione. Il “regulatory sandbox” permette alle imprese fintech di godere di deroghe normative transitorie per sperimentare nuovi servizi e prodotti su scala ridotta, per un periodo limitato e in collaborazione con le autorità di vigilanza del mercato.
L’obiettivo è quello di creare un quadro normativo favorevole all’innovazione attraverso una fase di sperimentazione condotta secondo procedure e adempimenti semplificati di cui possono beneficiare le imprese e le startup che sono impegnate a sviluppare soluzioni innovative nei settori bancario, finanziario o assicurativo.