L’Agricoltura 4.0 cresce del 20% raggiungendo un valore di 540 milioni di euro nel 2020 (circa il 4% del mercato globale) e conferma di essere un settore con grandi potenzialità di sviluppo: si stima infatti che solo il 3-4% della superficie agricola italiana sia oggi coltivata con strumenti e soluzioni digitali.
Il settore agroalimentare italiano è stato messo sotto stress dall’emergenza Covid-19, i cui effetti immediati sono stati la diminuzione della disponibilità di manodopera, l’aumento della pressione sulla logistica distributiva e la riduzione delle vendite nel canale Ho.Re.Ca. Queste difficoltà, soprattutto durante il primo lockdown, hanno rallentato anche il mercato dell’Agricoltura 4.0. Gli investimenti sono ripartiti nella seconda metà dell’anno, tornando in linea con i ritmi di crescita pre-pandemia.
Secondo una recente analisi dell’Osservatorio Smart Agrifood svolta su circa 40 aziende agricole, alimentari e della distribuzione, l’innovazione digitale ha mostrato, in un contesto di grande incertezza, di poter portare notevoli benefici su diversi fronti, garantendo maggiore flessibilità, controllo, integrazione e sicurezza della filiera. Il 94% delle aziende intervistate ha dichiarato di aver potuto continuare a svolgere il proprio lavoro grazie al digitale, che ha consentito di mantenere le relazioni con clienti e fornitori attraverso meeting in modalità remota. Per il 61%, le tecnologie hanno reso più “smart” il lavoro nel complesso, consentendo di gestire le attività a distanza, nelle svariate funzioni aziendali.
Segnali positivi si riscontrano anche guardando al futuro: oltre la metà degli attori intervistati non ha infatti intenzione di ridurre gli investimenti in tecnologie digitali nel 2021. Solo il 13% ritiene che assisteremo, al contrario, ad un rallentamento.
In agricoltura sono emersi una volta di più i benefici dell’utilizzo di sistemi di monitoraggio delle colture e dei terreni da remoto, al fine di gestire al meglio il flusso di lavoro e gli operatori in campo. Inoltre, gli operatori hanno evidenziato il grande beneficio apportato dall’utilizzo – incentivato proprio in questo periodo dalla Pubblica Amministrazione - di sistemi digitali per gestire da remoto le numerose pratiche burocratiche che caratterizzano l’attività agricola.
Un altro aspetto di grande interesse è l’assistenza da remoto per i macchinari agricoli che, in questi mesi, ha visto un’impennata e che sembra avere un potenziale di crescita piuttosto elevato. Si tratta di un fattore strettamente legato al digitale, grazie ai sistemi di agricoltura di precisione e telemetria applicati sulle macchine.
La pandemia ha riportato ancora una volta al centro dell’attenzione il tema fondamentale della trasparenza e tracciabilità, uno degli ambiti in cui le aziende sono maggiormente aperte all’innovazione: per l’89% del campione il digitale è in cima alle preferenze di investimento poiché può generare i maggiori benefici per il settore.
I consumatori chiedono infatti non solo di conoscere il percorso e la storia del cibo che stanno acquistando, ma anche di instaurare un rapporto one-to-one con i produttori, ancora di più quando a mancare è il contatto fisico.
D’altra parte, le aziende stesse si sentono sempre più stimolate ad individuare nuove modalità di contatto e di vendita, in particolare affidandosi al web e ai canali online, dalla semplice acquisizione dell’ordine (ad esempio tramite servizi di messaggistica istantanea e social network) fino alla gestione completa della vendita, della consegna e del post-vendita, attraverso un eCommerce proprietario o l’utilizzo di piattaforme e marketplace.
Un fenomeno, quest’ultimo, cresciuto - almeno inizialmente - per rispondere alle difficoltà riscontrate dalla distribuzione tradizionale, ma che rappresenta un segnale di crescente orientamento verso una filiera agroalimentare più corta e sostenibile. Le soluzioni digitali possano contribuire a raccogliere e valorizzare i dati lungo la filiera, consentendo – tra l’altro – di ridurre la distanza con il consumatore finale, trasmettendogli informazioni di valore sul prodotto e contribuendo, così, a rafforzare la fiducia nei confronti del brand.