Smart people, smart working, smartphone, smart city, e chi più ne ha più ne metta. Ormai, l’aggettivo che dall’inglese si traduce “intelligente” è qualcosa di più di un prestito linguistico, e lo si può di buon diritto annoverare tra i termini diventati ormai di uso comune un po’ in tutti i campi dell’esistenza quotidiana.
Laddove, finora, l’attributo non era arrivato a esprimere in pieno la sua forza evocativa è il comparto dell’energia, oggi sottoposto a una carica propulsiva enorme, sullo sfondo di una straordinaria transizione destinata ad alimentare (e a cambiare, talvolta anche in modo radicale) la vita quotidiana di una massa di individui che, secondo le stime, supererà i 9 miliardi entro la metà di questo secolo.
Da qui, la necessità rendere più efficiente la produzione, la distribuzione e il consumo di energia, in uno scenario in cui le fonti fossili - le stese che nell’Ottocento resero possibile la transizione tra una società prevalentemente agricola a una società prevalentemente industriale - sono sempre più scarse e sempre più costose.
Tutto ciò, nel contesto della salvaguardia del pianeta che si fa sempre più urgente e richiede il passaggio da un modello centralizzato al suo omologo decentralizzato, basato sulla presenza di centinaia di migliaia di impianti rinnovabili.
Già oggi, in Italia, quasi il 40 per cento della produzione elettrica arriva dal fonti “pulite, soprattutto eolico e fotovoltaico, che non producono energia in maniera continuativa ma soltanto in presenza della effettiva disponibilità della fonte (sole o vento).
A “sdoganare” l’attributo smart accanto al suo parigrado anglofono energy è stato il Politecnico di Milano, che fa ricadere sotto questa locuzione tutto ciò che di hardware, software e soluzioni confluisce in una strategia globale di miglioramento dell’efficienza energetica di edifici, strade, infrastrutture e impianti.
Dopo aver delineato la definizione generale, l’ateneo lombardo si spinge più in profondità, individuando nell’Internet of Things (IoT), l’Internet delle cose, la principale tecnologia abilitante dell’energia intelligente, ed elencando quelli che ritiene possano essere i principali ambiti della sua applicazione. Eccoli, dal più generale e poi a scendere fino a quello più verticale:
Smart Mobility: l’auto di domani sarà molto diversa da come l’abbiamo conosciuta fino a oggi e questo cambiamento porterà con sé anche una radicale metamoforfosi nel modo in cui ci sposteremo. Giocoforza, a mutare saranno anche le strade e le infrastrutture, tra le quali spiccherà una rete di ricarica elettrica quanto più capillare possibile.
Smart City: tutto quello che concorre al miglioramento della vivibilità energetica (e non solo) di una città, mediante l’applicazione delle tecnologie più idonee alla gestione di tutti gli elementi che si trovano al suo interno e nell’ambiente circostante.
Smart Building: definisce gli edifici del futuro, nei quali tutti gli impianti, dall’illuminazione al riscaldamento, vengono gestiti in maniera automatica e intelligente arrivando addirittura ad apprendere da sé i modi per rendere la gestione più efficienza grazie all’intelligenza artificiale e al machine learning.
Smart Grid: la rete di distribuzione energetica di domani sarà robusta, resiliente, flessibile, partecipativa e sempre più integrata con le fonti di energia rinnovabili. Inoltre, permetterà ai consumatori di avere una partecipazione attiva nel produrre energia.
Smart Meter: se poi tutto ciò riesce a diventare concreto è anche - e soprattutto - grazie a quella che è forse l’unità più elementare della nuova intelligenza energetica: il contatore intelligente, l’oggetto fondamentale per portare la domotica all’interno delle case trasformandole in smart home.