Verso una Net Zero Society: tecnologie e strategie digitali per un mondo a emissioni zero

Redazione BacktoWork 01/11/2021

La digitalizzazione e l’evoluzione tecnologica contribuiranno ad oltre il 50% del percorso di decarbonizzazione italiano entro il 2050, con un impatto rilevante sui settori che maggiormente influenzano le emissioni di gas inquinanti.

A quantificare il contributo che le tecnologie digitali possono portare alla realizzazione degli obiettivi di neutralità climatica del nostro Paese è uno studio condotto da Atos Italia e The European House - Ambrosetti. “È il digitale il fattore abilitante e accelerante di gran parte delle tecnologie che ci servono per migliorare l’efficienza energetica, procedere verso un’economia circolare, decarbonizzare il sistema elettrico e la mobilità, aumentare la capacità di conservazione dell’energia”, commenta Carlo Carraro, Rettore emerito dell’Università Cà Foscari di Venezia, Vicepresidente dell’International Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite e Advisor scientifico del progetto di ricerca.

Lo scenario globale

L’obiettivo globale di mantenere l’innalzamento della temperatura “ben al di sotto dei 2 gradi”, preferibilmente entro 1,5 gradi entro fine secolo (Accordo di Parigi del 2015) risulta allo stesso tempo “necessario e fuori portata”, si legge nel rapporto. Necessario, perché in caso contrario il cambiamento climatico diventerebbe irreversibile e il Pianeta sempre più ostile all’insediamento umano; fuori portata, perché considerando il “passo” e l’assetto di policy attuale relativamente alle emissioni di CO2, l’aumento “limite” sarà superato entro il 2040, toccando i +3 gradi per fine secolo. Per centrare l’obiettivo dell’Accordo di Parigi, occorre aumentare l’impegno a livello globale contro il cambiamento climatico, riducendo con maggior vigore le emissioni di gas climalteranti.

Dobbiamo ridurre le nostre emissioni di gas serra più rapidamente di quanto fino ad ora fatto, moltiplicando per quattro il tasso dell’ultimo decennio per raggiungere le zero emissioni nette nel 2050. Le azioni dei governi - prosegue il professor Carlo Carraro - sono state troppo limitate e inefficaci. Tuttavia, grazie ai progressi della scienza e della tecnologia, agli incentivi forniti dai meccanismi di carbon pricing messi in atto in alcuni Paesi, e grazie alla crescente riduzione dei costi di molte tecnologie a zero emissioni, è divenuto conveniente per investitori privati ed aziende indirizzare le proprie scelte verso soluzioni low-carbon o zero-carbon. Questo tipo di investimenti è quasi raddoppiato tra il 2015 e il 2021, raggiungendo i 700 miliardi di dollari (stime IEA), di cui circa la metà proveniente dal settore privato. Le emissioni di green bond a sostegno di investimenti privati hanno raggiunto i 400 miliardi di dollari. Le risorse attratte da fondi di investimento sostenibili sono arrivate a 600 miliardi di dollari”. 

In questo scenario, l’Unione Europea e l’Italia hanno l’opportunità di giocare un ruolo chiave. Rispetto al 1990, le emissioni cinesi sono quadruplicate, quelle degli USA si sono mantenute pressoché stabili, mentre quelle dell’UE sono in diminuzione con l’Italia che guida il processo con una riduzione del 19%. Inoltre, il rinnovato obiettivo di abbattimento delle emissioni di CO2 del 55% al 2030 (rispetto al 1990) adottato nella recente Normativa europea sul Clima intende dare un ulteriore slancio alla leadership europea in coerenza con la visione del piano Next Generation EU.

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La traiettoria di decarbonizzazione dell’Italia

L’Italia è leader in Europa per velocità di decarbonizzazione registrata nell’ultimo decennio, oltre ad essere all’ultimo posto tra le 20 maggiori economie mondiali per intensità energetica, ovvero energia consumata per produrre un’unità di PIL. 

A livello di emissioni, la ripartizione per settore è lievemente differente da quella europea: la combustione di fonti fossili contribuisce per l’80% alla generazione di gas climalteranti, e il principale responsabile è il trasporto stradale, con quasi un quarto del totale delle emissioni del nostro Paese (23,4%), seguito dalla produzione elettrica (16,1%) e dai consumi energetici delle famiglie (11,5% del totale). Meno rilevanti rispetto alla media UE sono invece le emissioni da agricoltura (7,1% del totale) e processi industriali (8,1%). 

Il digitale principale alleato per la transizione verde

In questo contesto, il digitale risulta essere una delle leve più importanti nel processo di decarbonizzazione che il nostro Paese deve portare a termine entro il 2050. Secondo i risultati della ricerca, le tecnologie digitali contribuiranno in maniera diretta o indiretta all’abbattimento di oltre il 53,2% delle emissioni di CO2 previsto dallo scenario net zero dell’International Energy Agency

Dall'analisi emerge come a livello settoriale l’apporto diretto ed indiretto del digitale risulterà particolarmente importante laddove si concentra, ad oggi, la produzione di CO2 italiana: il settore del trasporto stradale e il settore elettrico, che nei prossimi trent’anni vedranno una riduzione delle emissioni rispettivamente del 100% e 85,5%. All’estremo opposto, invece, risulteranno più marginalmente impattati dal digitale il comparto dei rifiuti e quello agricolo, con un calo nelle emissioni rispettivamente del 12,8% e 5,2%. 


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