Con la ripresa dell’economia torna in primo piano il tema del lavoro. Quello che manca, quello precario e insicuro, e come sta cambiando. In questo periodo la velocità delle mutazioni cui è sottoposto è tra l’altro aumentata.
Per questo abbiamo voluto incontrare chi se ne occupa da sempre, come Daniel Zanda, Segretario Nazionale Felsa Cisl, ovvero di quella categoria che rappresenta i lavoratori somministrati, autonomi e atipici.
Con lui abbiamo cercato di capire meglio quello che sta accadendo.
Si tratta di un combinato disposto di entrambe le cose. Come ci ripetiamo sempre in questi mesi la pandemia ha certamente portato elementi di novità, ma ha soprattutto accelerato fenomeni già presenti in precedenza.
La maggiore flessibilità e temporaneità dei rapporti di lavoro è uno di questi. Vorrei sottolineare in particolare che la somministrazione di lavoro ha toccato un massimo storico da quando esiste. Si è arrivati a mezzo milione di persone impiegate con questa modalità.
Il lavoro a tempo indeterminato rimane, però, ancora largamente maggioritario.
E sicuramente c’è un elemento di incertezza sulla ripresa in atto. Lo vediamo per esempio nel mercato dell’automotive.
C’è da parte delle aziende una certa difficoltà nel trovare i profili necessari attraverso i canali tradizionali di ricerca di lavoratori.
I lavoratori più ricercati sono sempre gli stessi, ma sono cambiate le competenze che questi dovrebbero possedere e di cui le imprese hanno bisogno. Per esempio di addetti alla vendita vi è sempre necessità, ma c’è più richiesta per soft skill che sono difficili da trovare. Ed è per questo che le aziende si rivolgono alle agenzie.
Un dato interessante è che negli ultimi anni il tasso di trasformazione del contratto di un lavoratore somministrato è divenuto superiore a quello di uno assunto a tempo determinato. Ovvero l’azienda sempre più spesso assume e stabilizza un somministrato dopo alcuni mesi di lavoro.
L’attività dell’agenzia, che è una sorta di esternalizzazione dell’attività di ricerca e selezione dell’impresa, rappresenta sempre più una fase temporanea nella carriera del lavoratore.
Sicuramente, ma di difficile reperimento sono anche altre figure, meno “alte”, per esempio addetti alla lavanderia nei mesi estivi. Le lavanderie industriali si sono rivolte alle agenzie per il lavoro anche solo per una sostituzione.
Un problema attuale inoltre è la programmazione. Oggi il personale serve dall’oggi al domani, i tempi in cui si deve rispondere alle esigenze del mercato si sono ristretti, e per questo si ricorre alla somministrazione.
Quello che vediamo è che questa è la fascia di età in cui ci si accorge che il fenomeno del cambiamento, delle transizioni lavorative è diventato strutturale.
Finché si è tra i 20 e i 30 anni la dinamicità con cui si era chiamati a vivere il mercato del lavoro, passando da un impiego a un altro, è considerata naturale, e accettata.
Poi a 40 anni vi è uno spiazzamento nell’osservare che quell’elemento di continua transizione del mercato del lavoro rimane, al contrario di quello che accadeva a genitori e nonni.
Si tratta di un fenomeno che interessa soprattutto coloro che non hanno strumenti professionali, competenze, reti sociali, ammortizzatori che consentano di vivere in modo meno traumatico i cambiamenti lavorativi.
20 anni fa l’instabilità già esisteva, ma riguardava soprattutto chi entrava nel mondo del lavoro e andava poi a risolversi con il tempo, mentre oggi vediamo che la stabilità non è scontata neanche dopo anni di carriera. E non viene data tanto dalla forma di contratto, dalla presenza o meno del tempo indeterminato, ma dalle competenze e dalla spendibilità che ogni lavoratore ha all’interno del mercato del lavoro
È un dato che stiamo riscontrando e che andrà approfondito e analizzato. In parte è dovuto anche al fatto che, come ci siamo accorti in questo periodo di pandemia, se i lavoratori dipendenti hanno un sistema di welfare all’altezza, gli autonomi no.
È il segreto di Pulcinella. Nell'ultimo anno e mezzo tutti hanno approfittato di ammortizzatori emergenziali, ma mentre per i dipendenti l’assegno ordinario Covid e la Cassa Integrazione in Deroga sono stati strumenti che si sono aggiunti a un impianto già esistente, per quanto riguarda gli autonomi si è andati da bonus una tantum a contributi a fondo perduto, iniziative di sostegno al reddito che nella prima fase hanno mostrato incoerenze e contraddizioni. Tanto che ne hanno beneficiato alcuni che non avevano subito alcuna contrazione delle attività.
Quello che accade è quindi il risultato del fatto che non c’è un sistema di ammortizzatori sociali per le partite Iva e che la crisi ha colpito queste in modo particolare.
Io penso sempre che davanti a problemi complessi servono risposte articolate. Anche in questo caso. Non solo quindi le leggi, non solo gli investimenti, ma anche la contrattazione collettiva.
Oggi abbiamo lo Statuto dei Lavoratori, del 1970, che tutela che le persone in quanto lavoratori. C’è ora bisogno di tutelare la persona all’interno del mercato del lavoro. Quindi anche quando non è occupato. E non mi riferisco solo alla Naspi, ma anche a politiche attive a livello nazionale, alla presa in carico di queste persone da parte di servizi per l’impiego che possano fare orientamento, formare, e analizzare e certificare le competenze acquisite.
Naturalmente servono investimenti, perché il lavoro non si crea per legge, ma solo nella misura in cui le imprese decidono di investire.
La contrattazione collettiva poi dovrebbe includere anche il tema della conciliazione vita-lavoro, con la creazione di un welfare, anche aziendale, che la favorisca. Inoltre un sostegno alla previdenza complementare e integrativa.
Dal punto di vista salariale è importante collegare le remunerazioni alla produttività per rendere più competitive le imprese, e anche ciò è il compito della contrattazione collettiva. Questo del resto è anche l’unico modo per aumentare veramente i salari, in un momento in cui l’inflazione, al netto dei beni energetici, è ancora bassa.
Che può avere successo solo se c’è coesione e unità sociale.
Certo, anch’essi, e le faccio l’esempio del Ccnl che sottoscriviamo sulla somministrazione. I somministrati hanno, grazie alla contrattazione collettiva, 17 prestazioni di welfare integrativo, che riguardano la sanità, il sostegno allo studio dei figli, la mobilità territoriale, la non autosufficienza, la formazione continua, ecc.
Abbiamo anche inserito il diritto mirato ai percorsi di riqualificazione, ovvero un lavoratore somministrato al termine di un rapporto di lavoro di almeno 5 mesi ha diritto a un pacchetto di servizi alla ricollocazione, che un’agenzia scelta da lui deve fornirgli.
Grazie a voi