Alessandro Ghezzi, CamiciaOnDemand: “Ci vestiremo sempre più online. E a noleggio”

Redazione BacktoWork 16/12/2021

Sono tre le tipologie di abbonamento alla base del servizio online che promette di rivoluzionare il modo in cui ci vestiamo, a partire dalla camicia. Con tutta una serie di vantaggi indiretti anche per l’ambiente.

Galeotto fu un curioso furto di camicie avvenuto ai danni di uno dei tre fondatori, utilizzatore “seriale” di tale capo di abbigliamento. Da quel caso è nata l’idea di collegare all’indumento lo stesso meccanismo dell’auto scassinata - che era, appunto, in noleggio a lungo termine - dalla quale era stato rubato. Ne è nata così una startup che oggi offre il primo servizio online di noleggio di camicie sartoriali. Vediamo come funziona nell’intervista ad Alessandro Ghezzi, CEO di CamiciaOnDemand.

Qual è l'idea che sta alla base della vostra startup?

Offrire il primo servizio online di noleggio di camicie, in taglia, su misura e sartoriali, che include il lavaggio, la stiratura e la consegna a domicilio su base settimanale. L’obiettivo è quello di rendere sostenibili anche tutti i processi che si innescano con l’utilizzo quotidiano delle camicie: abbiamo stimato che usufruendo dei nostri servizi una persona possa risparmiare fino al 90% di emissioni di CO2.  

A chi si rivolge il servizio?

A tutti coloro che utilizzano la camicia tutti i giorni e vogliono eliminare dalla propria vita lo stress e il tempo necessario a gestire questo capo di abbigliamento.

Come funziona, in concreto?

È tutto molto semplice. Il cliente sceglie online fra tre diversi tipi di abbonamento: Smart, che propone camicie in taglia, bianche e azzurre; Business, con camicie in taglia, e in venti diverse varianti di tessuti e colori; Luxury, che prevede vere e proprie camicie su misura con un sarto a domicilio.

Dopo aver effettuato la scelta della tipologia di subscription più congeniale alle proprie esigenze, il cliente attenderà l’arrivo del primo set di undici camicie, che vengono normalmente consegnate nell’arco di tre/cinque giorni. 

Ogni settimana, un incaricato si recherà al domicilio dell’abbonato per ritirare cinque delle undici camicie e per consegnare le cinque della settimana precedente, che nel frattempo sono state lavate e stirate.

In quale città è attivo il servizio e quali sono i volumi di ciascuna di esse?

Al momento siamo attivi a Milano, Roma, Torino, Varese, Como, Bergamo, Brescia e Trento, ma la maggior parte dei volumi viene registrata tra Milano (50%) e Roma (30%), mentre la restante parte è suddivisa più o meno equamente nelle altre aree. 

Anche nelle società di servizi oramai si sono imposti i principi del Km zero e di un uso sapiente delle risorse già presenti nel territorio. In che modo CamiciaOnDemand si lega ai sarti delle città in cui è presente?

Questo è un aspetto a cui teniamo molto. Ed è proprio per tale motivo che abbiamo accolto volentieri nella compagine societaria Fimelato, una sartoria online che valorizza le botteghe storiche italiane, rivitalizzandole e dando loro la possibilità di avere visibilità anche sul canale digitale. Con questa collaborazione vogliamo creare un ulteriore elemento di supporto in questo processo di valorizzazione consegnando ai sarti il rapporto privilegiato che avranno coi nostri clienti.

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Come funziona il servizio di consegna? Vi affidate a partner? Che cambiamenti ci sono stati durante i momenti più delicati legati alla pandemia e con l’affermarsi dello smart working?

Ovviamente la pandemia non ci ha aiutato nel lancio della start-up perché proprio quando siamo entrati sul mercato è scoppiato tutto ciò che ben sappiamo. Tuttavia, grazie al fatto che ci affidiamo a lavanderie di prossimità (sia per il lavaggio/stiratura che per le consegne), siamo riusciti a garantire il massimo del distanziamento e soprattutto a ridurre al minimo il passaggio di mano tra le lavanderie, gli spedizionieri e il cliente.

Peraltro, tra i nostri principali obiettivi c’è quello di garantire che le consegne vengano fatte con mezzi elettrici in modo tale da ridurre al massimo l’impatto ambientale anche se, grazie all’ottimizzazione dei lavaggi, delle stirature e delle consegne stesse, questo risulta già notevolmente ridotto di per sé, arrivando fino al 90% di emissioni in meno.

Secondo molte stime, l’industria dell’abbigliamento è una delle grandi responsabili dei danni all’ambiente. Come si possono portare questi temi in una startup come CamiciaOnDemand e sensibilizzare i clienti? Quanto è possibile sfruttare in questo senso la leva della comodità del servizio a casa propria?

La consegna a domicilio è un aspetto che ottimizza gli spostamenti. Una volta che i nostri incaricati escono con il mezzo carico, lo fanno per spostarsi con un tragitto predefinito che ne ottimizza il tempo e i consumi.

In relazione all’industria tessile (che è seconda solo all’industria petrolifera in quanto a emissioni inquinanti), la partnership che abbiamo creato con Canclini Tessile (che produce tessuti per camicie) ci porterà sempre di più verso l’utilizzo di materiali cosiddetti GOTS (Global Organic Textile Standard) e, in alcuni casi, anche tessuti riciclati dal cotone. Grazie a questa collaborazione, abbiamo già introdotto nel campionario delle versioni Luxury alcuni materiali naturali più ecosostenibili del cotone, quali la canapa, il bambù e l’ortica.

Vengono effettuate ricerche a tutti i livelli della vostra filiera? E sulle condizioni di lavoro per chi si occupa delle consegne? Ci sono degli standard di qualità per diventare partner di COD?

Verifichiamo, tra le altre cose, che ogni lavanderia utilizzi sempre prodotti compatibili, che gli addetti alle consegne siano regolarmente assunti, e che vengano pagati secondo gli standard di mercato. Ovviamente, non ci accontentiamo. Vorremmo arrivare a redigere un bilancio sociale in grado di certificare che tutti questi aspetti vengano effettivamente rispettati.

Che cosa succede alle camicie una volta uscite dal ciclo degli abbonamenti?

Al termine dell’abbonamento le camicie non finiscono, ovviamente, nella spazzatura. Di norma, vengono consegnate a organizzazioni umanitarie per un utilizzo “più nobile” oppure alle riciclerie per poterle fare rientrare nei processi di economia circolare. Il nostro obiettivo, a livello tecnologico, è arrivare a un tracciamento totale della filiera del tessile, che parta da dove è stato coltivato il cotone utilizzato per una specifica camicia e arrivi fino alla fine del ciclo di vita del tessuto.

Quando avremo date e modalità certe per la gestione di tutti questi aspetti le comunicheremo ufficialmente anche sul nostro sito.

Pensate anche ad una piattaforma in grado di produrre dati utili all'analisi dei processi e del business?

Vorremmo arrivare al punto di riuscire a tracciare (magari con l’ausilio della blockchain) la vita delle camicie a partire dalla produzione dei tessuti. Ovviamente in mezzo a tutto ciò vi è la movimentazione con tutto ciò che ne consegue per raccogliere ed erogare informazioni precise sulla localizzazione, sul numero di lavaggi e sulla loro durata: tutte attività che ci permetteranno di ottimizzare i processi, migliorando le marginalità ma, soprattutto, dandoci la possibilità di certificare anche l’effettivo risparmio energetico generato.

Sul vostro sito si fa riferimento al tempo che si risparmia affidando a CamiciaOnDemand le operazioni di lavaggio e stiratura delle camicie: fino a 54 ore ogni anno.

La stima si basa sul tempo che una persona ipoteticamente dedica all’acquisto di undici camicie, a quello che impiega a lavarle/stirarle, oppure a portarle in lavanderia e ritirarle personalmente. Uno dei feedback che riceviamo più di frequente è proprio questo: “oltre alla qualità del capo, il vantaggio maggiore che riceviamo dal vostro servizio è il risparmio di tempo”.

Quali sono i canali attraverso i quali trovate che sia più efficace far comprendere all’utente la qualità delle camicie e la comodità di riceverle a casa pronte “all’uso”?

Questa è la parte più difficile del nostro business: non è facile cercare di far capire a coloro che utilizzano la camicia tutti i giorni che noi vogliamo creare un servizio di noleggio a lungo termine del capo, che i capi sono ad uso esclusivo (così come le autovetture, per esempio) e che non devono preoccuparsi più di nulla.

Tenga presente che anche chi è già nostro cliente, a volte, si stupisce del fatto che gli vengano inviati i messaggi di promemoria per la consegna, così come che le camicie siano tutte marchiate con un QR Code di riconoscimento e altri piccoli accorgimenti ai quali, evidentemente, non sono abituati. Al momento stiamo cercando tramite Facebook e Instagram di far percepire il valore aggiunto che questo servizio può offrire. Ma, ripeto, non è per nulla semplice.

Quali sono i vostri competitor e cosa distingue CamiciaOnDemand dalla concorrenza?

Abbiamo due aree di competizione molto forti: da una parte ci sono le aziende che offrono servizi di noleggio di abbigliamento online molto sviluppate e diffuse negli Stati Uniti e, sebbene al momento siano ancora “lontane”, potrebbero diventare dei competitor molto forti laddove si concentrassero su capi di abbigliamento specifici.

Dall’altra parte ci sono tutte le lavanderie che offrono servizi a domicilio e online. In questo caso la competizione è molto forte per via dei prezzi concorrenziali che riescono a proporre ma, allo stesso tempo, non sono in grado di offrire il singolo capo di abbigliamento.

Quali sono gli obiettivi della campagna di crowdfunding?

Gli obiettivi di raccolta che ci siamo posti vanno da un minimo di 50.000 a un massimo di 325.000 euro. La struttura societaria è facilmente modulabile sulla base delle necessità di business. Per questo abbiamo bilanciato gli investimenti tra marketing, sviluppo tecnologico e spese generali in modo che si possa crescere organicamente anche laddove dovessimo raggiungere solo la raccolta minima. Ovviamente più bassa sarà la raccolta e meno velocemente potremo evolvere.

Quali sono gli sviluppi futuri del progetto e gli obiettivi a medio-lungo termine?

Puntiamo ad arrivare a una prima release della piattaforma gestionale entro la prima metà del 2022 ed entro la fine dello stesso anno ad avere almeno un migliaio di utenti attivi (che per noi significherebbe circa 100.000 euro di ricavi ricorrenti mensili).

Più a lungo termine prevediamo di sbarcare anche all’estero (prima nelle più grandi città d’Europa e poi anche negli USA) per arrivare a un ricavo ricorrente mensile medio di 600.000 euro entro la fine del 2024.


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