Cina, il successo dell’ecommerce e i nuovi trend di consumo

Redazione BacktoWork 08/06/2021

Se la pandemia in gran parte del mondo ha avuto l’effetto di imprimere una forte spinta agli acquisti online, in Cina si è assistito ad un vero e proprio boom del commercio elettronico, cresciuto del 27,5% nel 2020 e che si stima crescerà di un altro 21,0% nel 2021. 

La società di consulenza Emarketer prevede che a fine 2021 oltre il 50% delle vendite al dettaglio del Paese proverrà dall’ecommerce, rispetto al 45% del 2020. Un dato che non ha eguali a livello globale. 

I nuovi trend di consumo

Diversi sono i fattori che hanno guidato l’esplosione dell’ecommerce in Cina. Le abitudini di acquisto dei cinesi sono costantemente in evoluzione, grazie all’enorme influenza che l’ecosistema digitale cinese ha avuto e continua ad avere sul comportamento dei consumatori, che sono per la maggior parte giovani e abituati a usare le nuove tecnologie

L’evoluzione digitale ha praticamente saltato un gradino, passando direttamente all’uso dello smartphone e della moneta digitale. Il desktop, i tablet, le carte di credito non hanno mai fatto parte della vita dei giovani cinesi. I computer in Cina si usano quasi esclusivamente nei luoghi di lavoro, e tutto ciò che è intrattenimento, shopping, vita sociale, lifestyle passa attraverso lo smartphone. Nella quotidianità, lo smartphone domina ogni momento della vita dei consumatori cinesi.

La pandemia ha sicuramente spinto più consumatori ad acquistare online, ma il trend di crescita dell’ecommerce, iniziato prima della pandemia, è proseguito anche dopo l’allentamento delle misure di lockdown e la riapertura dell’economia e dei negozi fisici. 

La crescita ha coinvolto anche lo shopping online transfrontaliero, alimentato dalla crescente domanda dei giovani cinesi per i beni internazionali di alta qualità e facilitato dalla politica cinese che favorisce le importazioni dall’estero. Secondo il Ministero del Commercio, le importazioni transfrontaliere di e-commerce al dettaglio hanno superato i 100 miliardi di yuan (15,6 miliardi di dollari) nel 2020. Global-e, abilitatore di e-commerce transfrontaliero, indica che le vendite di cross-border e-commerce sono cresciute del 21% nel 2020 rispetto al 2019. Dati confermati da un report congiunto di Amazon Global Store e Baidu, secondo cui le ricerche relative ai contenuti correlati al "cross-border e-commerce" sono balzate del 20% rispetto al 2019.

L’aumento del potere d'acquisto delle giovani generazioni è diventato la principale forza trainante per la crescita dello shopping online transfrontaliero. I giovani consumatori cinesi hanno mostrato una notevole propensione all'acquisto online di prodotti di alta qualità. Il rapporto di Amazon Global Store e Baidu indica come il 41% degli acquirenti cinesi online transfrontalieri è nato negli anni '90, e più dell'11% di questi acquirenti è nato negli anni 2000.

Attraverso il cross-border e-commerce, si possono vendere in Cina prodotti stranieri senza dover affrontare la lunga e complessa procedura di autorizzazione presso le competenti autorità locali, obbligatoria invece per l’esportazione e la vendita attraverso i canali tradizionali. Il modello operativo si semplifica e per le imprese straniere non è più necessario avere un importatore/distributore locale per vendere ai consumatori cinesi, anche se rimane comunque fondamentale avere un partner operativo in loco.

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Lusso e moda trainano la spesa dei consumatori 

Nonostante le difficoltà portate dalla pandemia, l’espansione economica del gigante asiatico prosegue a ritmi sostenuti. Il Pil della Cina è cresciuto del 18,3% nel primo trimestre sospinto sia da fattori di offerta che di domanda, con una domanda che solo recentemente sta mostrando di adeguarsi alla crescita dell’offerta. Rispetto al primo trimestre 2019, l’incremento del Pil è superiore di circa il 10%, il che segnala una forte accelerazione dell’espansione economica.

Il Paese sembra destinato a diventare nel giro di pochi anni il primo mercato mondiale di beni di consumo, con il segmento del lusso e dei prodotti di fascia alta e premium che mostra i tassi di crescita più importanti. Il tasso di crescita annuale degli acquisti di beni di lusso in Cina è stato del 18% nel 2010, del 37% nel 2019 e del 46-47% nel 2020, stando ai dati diffusi dalla società di investimenti Jefferies.

Per Bain & Company, i cinesi rappresentavano il 33% degli acquisti di lusso nel mondo (a casa loro e fuori dai propri confini) nel 2019. Una percentuale che passerà al 46-48% nel 2025. Per il 2021, la società prevede una crescita dei loro acquisti del 20% “tramite un parziale ritorno ai viaggi all'estero, ma anche grazie all'arrivo di nuovi consumatori in questo segmento e al buon dinamismo da parte delle donne”. 

La Cina riconferma il suo ruolo di Paese cardine anche per l’export mondiale di moda, soprattutto in questa fase di revenge spending post pandemia globale. A livello generale, le importazioni di prodotti moda in Cina nel primo trimestre 2021 sono aumentate dell’81%. Per quanto riguarda le esportazioni italiane, i dati raccolti da Agenzia ICE sulla base delle informazioni della dogana cinese fotografano una situazione eccezionale per la moda made in Italy in avvio d’anno. L’incremento delle importazioni di prodotti fashion dall’Italia è passato da 737 milioni di dollari del primo trimestre del 2020 agli attuali 2 miliardi di dollari (circa 1,64 miliardi di euro), con un surplus di 1,3 miliardi di dollari che, in termini percentuali, significa una crescita del 175 per cento.

Il trend positivo accomuna l’Italia a gran parte dei Paesi mondiali che vendono prodotti del macro settore moda in Cina, ma il nostro Paese, oltre a mettere a segno uno degli incrementi percentuali più importanti, riesce ad aumentare la propria quota di mercato dal 17% (nel primo trimestre 2020) al 26% (nel 2021).


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