Compound annual growth rate (CAGR): cos’è e a cosa serve

Redazione BacktoWork 09/09/2022

Il tasso di crescita annuale composto è uno degli indicatori più utilizzati da investitori, analisti finanziari e società di ricerca per valutare in maniera sintetica i risultati che sono stati raggiunti da un’azienda o le performance di rendimento che un investimento ha fatto registrare in un certo periodo di tempo, generalmente in un arco temporale di 5 o 10 anni. 

Questa metrica consente di conoscere il ritmo medio al quale un certo valore è cresciuto nel tempo, assumendo che il valore sia stato “composto” in quel dato periodo di tempo. Nel calcolo del CAGR si tiene infatti conto del cosiddetto “effetto compounding”: al valore iniziale si va ad aggiungere l’incremento di valore conseguito alla fine dell’anno, il risultato così “composto” costituirà il valore di partenza dell’anno successivo, e così per ogni anno del periodo considerato. 

Come si Calcola il CAGR?

Da un punto di vista matematico per ottenere il Compound annual growth rate si deve avere innanzitutto il valore di partenza (starting value, SV), quello finale (ending value, EV), e il numero di anni (T) in cui tale crescita è avvenuta. 

Considerando la formula complessiva dell’aumento, che è EV=SV*(1+CAGR)^T, per ottenere il CAGR si deve effettuare tale operazione:

CAGR= [(EV/SV)^1/T]-1

Per avere un numero percentuale è poi sufficiente moltiplicare la cifra ottenuta, che sarà sempre tra 0 e 1, per 100.

L’utilità del CAGR: alcuni esempi 

Supponiamo di avere un'azienda le cui entrate sono cresciute da 3 milioni di euro a 30 milioni di euro nell'arco di 10 anni. In questa ipotesi, il CAGR è pari al 25,89%. Si ottiene in questo modo una misura che rappresenta una media annua della crescita percentuale composta nel periodo e pertanto può discostarsi anche molto dal dato effettivamente conseguito anno per anno. Può accadere infatti - anche ad un'impresa molto redditizia e di successo - di attraversare periodi di scarso rendimento durante la propria vita. Questi periodi negativi (magari anche fortemente negativi, ma limitati nel tempo) peseranno molto sui risultati del singolo anno, ma il loro impatto nel medio-lungo termine sarà contenuto in presenza di periodi di crescita sostenuta e prolungata.

Per tale ragione il CAGR è anche chiamato tasso "smussato" perché misura la variazione percentuale nel tempo di una certa grandezza come se fosse cresciuta ad un ritmo costante su base annua, e di conseguenza attenua la volatilità dei tassi di crescita registrati anno per anno. Il vantaggio indubbio è quello di offrire una indicazione di sintesi della performance raggiunta dall’azienda nel periodo preso in esame, rendendo agevole una comparazione con l’andamento fatto registrare dai competitor o dal mercato nello stesso periodo. Per esempio, se una società è cresciuta del 25% in un settore il cui CAGR medio è più vicino al 30%, allora nel confronto i suoi risultati potrebbero sembrare poco brillanti. Ma se i tassi di crescita del settore fossero più bassi, come il 10% o il 15%, allora il CAGR della società potrebbe rivelarsi molto positivo.

CAGR negativo

Naturalmente può esistere anche un CAGR negativo. Quando vi è un calo di una grandezza, per esempio di un utile o di un fatturato. 

Se le entrate di un’azienda scendono, per esempio, da 3 milioni di euro a 1,8 milioni in 4 anni si può applicare la formula prima vista ponendo i numeri in tal modo: [(1,8/3)^1/4]-1, ottenendo come risultato -0,12, ovvero -12%, che è il tasso con cui il fatturato è calato ogni anno per arrivare alla cifra finale, 1, 8 milioni.

La differenza tra CAGR e Average Rate of Return

Il CAGR non va confuso con il tasso medio di rendimento (Average Rate of Return in inglese), che pure si utilizza nell’ambito delle analisi economiche e finanziarie. 

Quest’ultimo è la media aritmetica dei rendimenti ( delle entrate, degli utili) di ogni anno, e non restituisce il dato finale sulla crescita (o decrescita) totale tra l’anno iniziale e quello finale prescelto.

L’Average Rate of Return mostra quanto mediamente ogni anno l’azienda riesca a performare. 

Per esempio se in 3 anni l’andamento delle entrate o degli utili è stato +40%, +20%, -40%, ci troveremo di fronte a un tasso medio di rendimento annuo del 6,67%. Questo sarebbe il risultato della media aritmetica di 40, 20, -40. Tuttavia il CAGR sarebbe solo del 0,27%, perché effettivamente se la somma iniziale fosse stata di 100 mila euro quella finale, con questi numeri, sarebbe solo di 100.800 euro. 

Il divario tra queste due misure è tanto più ampio quanto maggiore è la volatilità

Il CAGR restituisce maggiore realismo davanti a un andamento molto erratico dei numeri.

CAGR e startup

Il CAGR può essere molto utile alle startup, proprio per la sua natura. Come si è detto fornisce un dato di sintesi, una media dei tassi di crescita, anche molto diversi, che un’impresa ha vissuto negli anni. 

E a chi può essere più utile fare una media tra cifre molto differenti di quelle aziende che più di tutte fanno esperienza di una grande volatilità? Tra queste sicuramente vi sono le startup. Essendo tipicamente piccole e agli inizi, possono vivere fasi di crescita per nulla costanti. 

Nel loro caso un solo cliente può portare un anno a un’impennata del fatturato, e quello dopo a una stabilità dei financials, perché ci si è concentrati magari su un aumento di capitale. Oppure l’incremento delle entrate è costante in valore assoluto, ma in percentuale è ogni anno inferiore, perché il denominatore va ad aumentare. 

È allora utile poter vedere le cose nel loro insieme, fissando un punto di partenza e uno di arrivo, e stabilendo quale è il tasso di crescita medio, per non farsi confondere da cifre o troppo illusorie o falsamente deludenti.

Quando il CAGR può essere ingannevole

Il CAGR ha molti pregi, come abbiamo visto. Tra questi vi è l’eliminazione dell’elemento volatilità nei calcoli sulla variazione nel tempo di una variabile economica per fornire uno sguardo complessivo e certamente più semplice.

Eppure spesso la realtà è complessa, e la volatilità stessa rappresenta un elemento che gli investitori spesso vogliono cogliere e valutare. 

Non sono tutti “cassettisti”, vi è spesso la necessità, oltre che l’intenzione, di rivalutare a breve scadenza le scelte effettuate. A questo scopo l’analisi del solo CAGR può effettivamente nascondere la realtà. Da osservare sono quindi anche i ritorni annuali, che mostrano, soprattutto dopo la fase iniziale di decollo di un business, come risponde ai mutamenti del mercato e quanto il management sia capace di imprimere cambiamenti e gestire un’impresa sempre più strutturata.


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