Il crollo del mercato dell'auto, che nel 2020 ha perso il 27,9% con 535 mila veicoli venduti in meno, non ha frenato la corsa delle auto connesse, passate dai 16,7 milioni del 2019 ai 17,3 milioni a fine anno scorso, pari al 45% del totale delle vetture circolanti in Italia. Stando ai dati presentati dall'Osservatorio Connected Car & Mobility del Politecnico di Milano, quasi otto italiani su dieci hanno intenzione di acquistare un'auto connessa in futuro, ma la pandemia ha cambiato le priorità e per il 24% è diventata un'esigenza meno urgente.
Secondo l’ultima ricerca dell’Osservatorio, le soluzioni per l'auto connessa e intelligente valgono complessivamente 1,8 miliardi di euro. A trainare il mercato sono soprattutto le auto nativamente connesse tramite SIM (+48%) o con sistemi Bluetooth a bordo veicolo (+15%). Raggiungono un valore pari a circa 600 milioni di euro i sistemi di assistenza al guidatore integrati nei nuovi modelli, come la frenata automatica d'emergenza o il mantenimento del veicolo in corsia (noti come ADAS - Advanced Driver Assistance Systems). In crescita anche la componente dei servizi che sfruttano i dati raccolti dalle smart car, che vale 340 milioni di euro (+3%). Fanno invece segnare un calo del -11% i Box GPS/GPRS per la localizzazione e la registrazione dei parametri di guida con finalità assicurative, che rappresentano il 55% del mercato.
"Nonostante il crollo del mercato dell'auto nel 2020, le soluzioni per l'auto intelligente e connessa hanno retto l'urto della pandemia, segnando solo una leggera flessione, compensata dalla crescita dei veicoli connessi circolanti in Italia e delle componenti del mercato più innovative”, afferma Giulio Salvadori, Direttore dell'Osservatorio Connected Car & Mobility. “Il fermento del mercato è testimoniato dalle tante innovazioni che attraversano il settore, come i nuovi modelli di business e di pricing basati sulla valorizzazione dei dati e l'evoluzione tecnologica trainata dal 5G e dai sistemi per la guida autonoma, oltre che dai numerosi benefici che le smart car possono generare per consumatori, imprese e per la società nel complesso, dalla maggiore sicurezza alla riduzione delle emissioni di gas serra, dalle polizze assicurative personalizzate all'ottimizzazione della gestione delle flotte aziendali".
Oltre un terzo dei consumatori possiede almeno una funzionalità smart per l'auto (36%), soprattutto gli assistenti vocali per chiamare, inviare messaggi e ottenere indicazioni stradali (18%), i dispositivi per la sicurezza attiva come la frenata automatica d'emergenza (13%) e i sistemi di infotainment come Car Play e Android Auto (13%). La maggiore sicurezza fornita dai sistemi di assistenza alla guida integrati nei nuovi modelli, come la frenata automatica d'emergenza o la verifica della presenza di veicoli nell'angolo cieco, è una delle principali motivazioni all'acquisto per gli utenti finali. Un'altra opportunità offerta dai sistemi ADAS è la possibilità di stipulare polizze assicurative in cui il premio varia in base a quanti e quali di questi sistemi sono presenti nel veicolo. L'Osservatorio stima che, per un'auto dotata di sistemi ADAS con cilindrata compresa fra 1.300 e 1.800 cc e con un premio iniziale di 170-200 euro l'anno, è possibile ridurre il rischio di incidenti del 15-20%, con conseguente sconto sul premio assicurativo pari a 25-40 euro all'anno.
Il principale beneficio per le imprese è legato alla gestione delle auto aziendali. I dati provenienti dalle auto connesse consentono di programmare con anticipo gli interventi di manutenzione, con risparmio di tempo e costi, limitare i casi di uso fraudolento (ad esempio, l'uso di veicoli aziendali a scopo personale invece che lavorativo) e incentivare uno stile di guida più responsabile (limitando il tasso di incidenti e il consumo di carburante). Considerando un periodo di cinque anni, l'Osservatorio stima per il passaggio ad una flotta di auto connesse un valore attuale netto (Net Present Value) di oltre 3 mila euro nel caso di una piccola impresa e di 48 mila euro nel caso di una media azienda, con un tempo di recupero dell'investimento pari rispettivamente a due e tre anni.
Oltre ai benefici economici, le smart car possono dare un contributo anche per quanto riguarda la sostenibilità ambientale. I veicoli autonomi e connessi (CAV) riducono infatti le emissioni di gas serra e aiutano i cittadini a limitare il tempo normalmente trascorso nel traffico. Secondo le stime dell'Osservatorio, nel caso di un pendolare che viaggia nelle ore di punta con un tasso di penetrazione CAV del 70%, è possibile tagliare il tempo passato nel traffico del 63% se il veicolo è dotato di sistemi di comunicazione veicolo - veicolo (V2V), e del 34% se usa sistemi di comunicazione veicolo - infrastruttura a bordo strada (V2I). In termini di impatto ambientale, nella sola città di Milano si avrebbero, ogni anno, circa 4.000 tonnellate di emissioni di CO2 in meno utilizzando sistemi V2V e 2.700 tonnellate in meno all'anno con i sistemi V2I.
Con la crescente diffusione delle auto connesse - sottolineano gli autori del rapporto - le imprese iniziano a intravedere il potenziale legato ai dati. Un mercato che a livello globale, secondo ResearchMarket, vale già 4 miliardi di dollari, considerando esclusivamente i dati provenienti dalle auto smart, e che crescerà ulteriormente nei prossimi anni. Alcuni esempi di valorizzazione dei dati raccolti dalle auto connesse sono i progetti di smart road, in cui i conducenti possono scegliere di pagare una tariffa aggiuntiva per utilizzare una corsia dedicata ed evitare il traffico; la possibilità offerta dai produttori di veicoli di far pagare alcune funzionalità dell'auto solo quando si utilizzano, grazie ai dati comunicati dalla vettura; le polizze assicurative per i possessori di auto ibride con un premio personalizzato sulla base dell'alimentazione utilizzata.
"Sempre più spesso le aziende definiscono delle strategie per valorizzare i dati raccolti dalle smart car e adottano nuovi modelli di pricing che prevedono l'acquisto di servizi smart legati all'auto o alle strade, oppure modalità pay-per-use”, afferma Giovanni Miragliotta, Responsabile scientifico dell'Osservatorio Connected Car & Mobility. “Nei prossimi anni lo sviluppo della Connected Car non dipenderà più solo dalla crescente diffusione di auto connesse o delle loro tradizionali funzionalità, ma anche dalla possibilità di pensare alle auto come a un canale di vendita "intelligente" per portare al cliente servizi innovativi o addirittura funzionalità di prodotto avanzate e sbloccabili a pagamento, come l'estensione della durata della batteria di un'auto elettrica o il potenziamento del motore".
L'emergenza sanitaria ha aumentato l'attenzione dei comuni italiani per la Smart Mobility: l'85% dei comuni con più di 15mila abitanti la considera un tema rilevante o fondamentale, reso ancora più prioritario dalla pandemia, mentre solo un comune su dieci crede che sia meno urgente rispetto al passato. Un quinto dei comuni ha dovuto posticipare l'avvio di progetti già pianificati a causa del Covid-19 e nel 51% dei casi c'è stato un lieve rallentamento, ma il numero di comuni che ha avviato almeno un progetto di Smart Mobility ha continuato a crescere: dal 54% del 2019 al 60% del 2020. Nel confronto con gli altri progetti in ambito Smart City, i progetti di Smart Mobility risultano più avanzati, con solo il 14% che si trova in una fase pilota (contro il 46% dei progetti di Smart City) e ben il 50% già operativo (contro il 25% delle iniziative di Smart City).
"La mobilità del futuro sarà basata su veicoli a guida autonoma e sullo sviluppo di una rete logistica automatizzata per la consegna delle merci, alimentata da tecnologie digitali di automazione e controllo, sensing e trasmissione dati” secondo Sergio Savaresi, Professore Ordinario di Ingegneria dell'Automazione del Politecnico di Milano. “La diffusione di massa dei robo-taxi porterà ad una drastica riduzione dei veicoli circolanti, ma l'elevata complessità e il costo di questi veicoli comporteranno anche una ristrutturazione dei modelli di business e delle relazioni fra costruttori e fornitori. Dalla ridefinizione di queste relazioni dipenderanno gli equilibri economici e tecnologici di tutta l'industria automotive".