Quando si decide di voler investire il proprio denaro, una possibilità potrebbe essere quella di puntare sui beni rifugio, di cui fa parte la casa, il bene più conosciuto e considerato dai risparmiatori. Oltre a questo molti decidono di investire in oro, argento e altri metalli preziosi, ma negli ultimi anni sta crescendo il numero di coloro che decide di far crescere i propri risparmi investendo sui diamanti.
I diamanti, infatti, rappresentano un investimento che può risultare conveniente per molti motivi:
Il diamante è una forma in cui si presenta il Carbonio. Questo, a seguito di terremoti e del conseguente scostamento del manto terrestre, subisce delle forti pressioni. Dopo essersi formati a circa centocinquanta chilometri sottoterra, vengono portati in superficie dalle colate laviche.
Le miniere di diamante più importanti si trovano in Sud Africa e, prima della scoperta di questo filone, in India.
Investire in diamanti: l’importanza delle certificazioni
Investire in diamanti è una scelta saggia a patto, però, che si abbia una conoscenza del settore e di come funziona.
È opportuno rapportarsi con intermediari di comprovata affidabilità. I diamanti, inoltre, sono diversi fra di loro. Per questo motivo, per una corretta e sicura valutazione è necessaria una certificazione: l’istituto più importante e riconosciuto in tutto il mondo è l’Istituto Gemmologico Italiano (IGI), ma vi sono anche:
Per investire in diamanti le pietre devono essere sigillate e solo l’1-1,5% ha le caratteristiche del diamante da investimento. Conviene sempre, quindi, affidarsi a società serie e specializzate.
Per stabilire la valutazione di un diamante bisogna considerare le sue caratteristiche, nel mercato anglosassone si usa la regola delle 4 C:
Un diamante da investimento ha caratteristiche precise: il colore non può essere classificato al di sotto della I, il grado di purezza deve essere massimo (IF) e il taglio deve essere G o VG (Good o Very Good).
Il consiglio di alcuni esperti, circa gli investimenti sul diamante, è di ponderare il medio-lungo periodo, comunque non inferiore ai cinque anni. Altro consiglio è di acquistare pietre che siano facilmente collocabili sul mercato in fase di disinvestimento.
Non esistono, tuttavia, investimenti che diano un’assoluta certezza di riuscita; anche nel caso dell’investimento in diamanti ci sono delle controindicazioni, motivo per cui bisogna sempre valutare attentamente rischi, vantaggi e svantaggi. Uno di questi svantaggi si presenta nel caso si decidesse di investire non entrando direttamente nel mercato, ma tramite una banca. L’istituto, infatti, applicherà delle commissioni per guadagnare sull’investimento, è possibile quindi che il prezzo che immetteranno sul mercato sia “drogato”, risultando di difficile vendita. Le banche, inoltre, a volte non propongono un investimento sul diamante inteso come pezzo fisico, ma in azioni delle aziende che si occupano dell’estrazione e commercializzazione. Così facendo non si investe più su un bene fisico, ma su un titolo azionario, esponendo così l’investimento agli stessi rischi che si corrono puntando sulle quote di altre aziende che dipendono da tanti fattori.
I cosiddetti “diamanti finanziari”, quelli che appunto sono acquistati e venduti non per essere indossati o regalati, ma per ricavare un profitto ci si deve rivolgere a banche specializzate e organizzazioni sovranazionali che se ne occupano, che poi sono quelle già citate, ovvero il GIA (Istituto Gemmologico Americano), l’IGI di Anversa (Istituto Gemmologico Internazionale) e infine l’IGI (Istituto Gemmologico Italiano).
Vi è anche chi compra tali diamanti nella gioielleria di fiducia basandosi sulla certificazione che questa rilascia, sapendo, però, che si tratta di documenti con una minore autorevolezza. E naturalmente anche in questo mondo vi è chi si rivolge al web. Dove si possono trovare diamanti con certificazioni che però possono non essere necessariamente affidabili, non come quelle più diffuse, per esempio, quelle rilasciate dall’Alto Consiglio dei Diamanti (HRD)
A differenza che per altri beni, per cui si può semplicemente avere delle tariffe per peso, nel caso dei diamanti le variabili in gioco nella determinazione del prezzo sono moltissimi. Per esempio, la crescita del prezzo non è lineare, ma ha dei salti in occasione di cifre “tonde”, ovvero quando si passa da 0,99 a 1 carato l’incremento è molto maggiore che se si va da 0,98 a 0,99 carati. Per motivi eminentemente commerciali. Il diamante tagliato in modo così da perfetto da pesare esattamente 1, 2,3 carati ha più valore.
Ma non solo, naturalmente anche tutte le caratteristiche già citate come il colore, la purezza, il taglio, oltre al peso stesso, determinano il prezzo.
Così secondo le ultime quotazioni in rete il prezzo di un diamante molto piccoli, di 0,18 carati, accessibile anche al piccolo risparmiatore, può essere anche di solo di 350-400 euro, IVA esclusa, con un colore di tipo F, medio-alto, e di taglio buono, con una purezza media.
Ma si sale a più di 2 mila euro se si vuole invece una purezza molto alta, di tipo IF, caso in cui si deve anche salire di peso, a più di 0,5 carati.