Cambiamenti climatici, transizione ecologica, mobilità sostenibile e nuove forme di urbanizzazione: concetti distinti ma con ampie aree di interdipendenza che convergono in un'unica grande scommessa, quella di un futuro sempre meno dipendente dai combustibili fossili.
La sfida è ambiziosa a tutti i livelli, a partire dalle agende dei vertici istituzionali di tutto il mondo e fino alle più piccole amministrazioni locali, e chiama in causa pressoché ogni comparto dell’economia. Fino ad arrivare alla vita quotidiana del singolo individuo, destinata anch’essa a cambiamenti, per certi versi addirittura epocali, lungo l‘intera linea temporale che fissa al 2035 e al 2050 le due principali deadline di questo processo già in atto.
In questa straordinaria partita la mobilità sostenibile gioca un ruolo fondamentale, poiché una fetta non indifferente delle emissioni nocive che dovranno essere ridotte è rappresentata dal carburante dei mezzi di trasporto su gomma, siano essi pubblici o privati.
Si parte quindi proprio da qui, dall’individuazione di nuovi modelli e metodologie di trasporto che si possano definire sostenibili, che abbiano cioè alla base un nuovo paradigma di progettazione basato su propulsori a basse emissioni inquinanti o a emissioni zero e la totale eliminazione di sostanze come anidride carbonica e biossido di azoto, mediante l’utilizzo di motori elettrici o di carburanti ecosostenibili.
Un altro aspetto fondamentale è il principio di “sostituzione”, ovvero il fare ricorso sempre di più ai mezzi di trasporto per la micromobilità abbandonando l’uso dell’auto privata. Mezzi di proprietà o condivisi mediante formule di abbonamento a gestione totalmente digitale, monopattini e scooter elettrici saranno sempre più diffusi, soprattutto nelle grandi città.
In tutti questi casi, l’apporto dell’hi-tech sarà ancora una volta cruciale. A partire dall’impiego di materiali sempre più leggeri con i quali sarà possibile contenere le masse complessive dei veicoli, sia negli apparati che nella dotazione di batterie elettriche o a celle di combustibile alimentate a idrogeno, a tutto vantaggio dei consumi e quindi del circolo virtuoso che si conclude con un sempre minore impiego di risorse energetiche.
A partire dallo scorso 14 luglio la Commissione europea ha svelato Fit for 55, che porterà entro la fine del prossimo decennio a ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55%.
Si tratta del primo vero e proprio passo della roadmap che raggruppa l’insieme delle politiche verdi dell’UE in materia di clima, energia, trasporti e fiscalità, destinati a dare la traccia per una serie di piani d’azione concreti.
Quel che si configura da tutte queste politiche incrociate mostra in primo piano un sistema di trasporto di tipo multimodale efficiente e interconnesso, sia per i passeggeri che per le merci, potenziato da una rete ferroviaria ad alta velocità a prezzi contenuti, e da un'ampia infrastruttura di ricarica e rifornimento per i veicoli a emissioni zero.
Muoversi in modo sostenibile significa anche utilizzare tecnologie all’avanguardia per rendere strade e autostrade connesse, fluide e sicure: una città dotata di adeguate infrastrutture di base può garantire, infatti, una qualità di vita più dignitosa e un ambiente pulito e sostenibile.
E l'applicazione di alcune soluzioni intelligenti per la smart mobility renderà ancora più efficienti le città dal punto di vista delle analisi dati, dell’automazione dei processi e del supporto alla gestione.
Questo radicale cambio di paradigma vedrà emergere una miriade di nuove figure a tutti i livelli della filiera produttiva. Ma tra tutte ce n’è una particolarmente importante, quella del cosiddetto Mobility Manager.
Resa obbligatoria anche in Italia dal Decreto Rilancio dello scorso anno per le imprese con oltre cento dipendenti, questa figura, all’interno di un’organizzazione complessa coinvolta in questo continuo cambiamento, avrà un quadro costantemente aggiornato sui trend, le capacità e gli strumenti per migliorare la mobilità dei lavoratori nell’ottica di una maggiore sostenibilità ambientale.
Nei fatti, il suo ruolo è quello di un raccordo tra le istituzioni e l’azienda, collaborando con le amministrazioni locali e gli enti di trasporti per raggiungere l’obiettivo comune della riduzione dell’uso dell’auto personale a vantaggio della micromobilità e dell’utilizzo dei mezzi pubblici.