Riccardo Rubbiani e Raffaello Giardi (Sell In-To China): “Colleghiamo le aziende italiane con un mercato in continua espansione”

Redazione BacktoWork 31/05/2021

Aprire un canale diretto di vendita tra Italia e Cina attraverso una piattaforma digitale interamente dedicata alle aziende. Con questo obiettivo è nata Sell In-To China: abbiamo parlato del progetto insieme ai fondatori Riccardo Rubbiani e Raffaello Giardi. 

Riccardo Rubbiani, di cosa si occupa Sell In-To China e come mai ha scelto di avviare questo progetto?

È una piattaforma digitale cross border per connettere direttamente le aziende italiane con il mercato cinese. Questo significa dare gli strumenti alle aziende per aprire il proprio negozio online e vendere in Cina. Ciò che mi ha spinto a sposare un progetto di questo tipo è il mio background: durante le mie precedenti esperienze professionali ho avuto l’opportunità di vedere i mercati cinesi crescere in maniera sempre più importante, ho iniziato a parlare quindi con il mio attuale socio Raffaello del cross border e-commerce, che dà la possibilità di far entrare i prodotti internazionali in maniera più semplice nel Paese. Da lì in poi si è avviato il percorso. 

Raffaello Giardi, qual è stata la molla che l’ha spinta ad entrare in questo percorso affascinante e allo stesso tempo non semplice?

Ho vissuto per 15 anni in Cina. Sono andato lì nel 2002 e ho visto la Cina trasformarsi letteralmente da un Paese post-industriale a quello più digitalizzato al mondo. Mentre ero lì a produrre materiale per il mercato europeo ad un certo punto ho provato a fare il contrario e quindi a vendere dall’Europa verso la Cina. Questo è uno dei motivi per cui sono entrato nel business. Sell In-To China è un abilitatore di canali di vendita digitali attraverso una piattaforma SaaS. Come azienda siamo l’aggancio utile per posizionare i propri prodotti all’interno dei canali di vendita presenti nell’arena competitiva digitale cinese. 

A chi si rivolge la vostra azienda?

Ci rivolgiamo come offerta alle PMI che rappresentano l’ossatura del mercato italiano e anche europeo. Particolare attenzione è rivolta in questo periodo al cibo, all’olio d’oliva e al vino, a seguire la cosmesi e anche l’abbigliamento e la moda italiana che piacciono molto in Cina. Nello specifico ci rivolgiamo a quelle aziende che hanno già avviato un percorso di digitalizzazione con la propria azienda. Sicuramente in questo periodo siamo degli interlocutori importanti in quanto come altre realtà aiutiamo la digitalizzazione

Sell In-To China

la piattaforma e-commerce cross border che apre la Via della Seta Digitale

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Al momento Sell In-To China, come si evince dal nome dell’azienda, cura i rapporti e il business tra l’Italia e la Cina. State pensando di allargare il progetto verso altri Paesi?

Ciò che stiamo offrendo in questo momento è un prodotto rivolto alle PMI. In realtà la Cina è un mercato di destinazione potenziale per 20 milioni di imprese europee. Siamo concentrati soltanto sul mercato cinese perché è quello in cui abbiamo esperienza diretta e dove abbiamo il network più esteso, ma soprattutto è un continente più che una nazione. Attualmente la Cina è l’unica destinazione in cui vogliamo consolidare questa realtà. 

Quali sono i vostri obiettivi a medio lungo-termine con Sell In-To China?

In Cina vogliamo arrivare nel medio termine a due milioni di utenti sui nostri canali, consumatori e acquirenti interessati ai prodotti italiani. Da un punto di vista dello sviluppo tecnologico ci immaginiamo Sell In-To China come un unico ambiente virtuale simile ad altri oggi esistenti, basta pensare ad esperienze passate come Second Life. 

Qual è la vostra strategia di comunicazione?

Lato Europa, quindi mondo occidentale, comunichiamo attraverso canali digitali professionali e non, come LinkedIn, Instagram e Facebook, oltre ai canali tradizionali che ci permettono di dialogare con le istituzioni. Abbiamo fatto dei progetti con Confindustria Emilia Romagna e anche con CNA Emilia Romagna, siamo inoltre consulenti di BPER Banca, a breve lo saremo anche per un altro istituto bancario.

Per quanto riguarda invece la comunicazione in Cina e nel mondo orientale utilizziamo canali digitali simili a quelli europei - WeChat, Taobao, Douyin e altri per intenderci - fino ai rappresentanti locali che possono operare in presenza e quindi in modalità analogica. In tutte e due i fronti ci sono risorse digitali e non solo.

Quali sono i vostri punti di forza e cosa vi distingue dalla concorrenza?

I nostri punti di forza sono rappresentati da un’esperienza di oltre 20 anni in Cina e in Europa nello sviluppo di business e servizi innovativi per le aziende. Abbiamo un doppio team consolidato nei due Paesi, sicuramente l’esperienza è quella che ci dà una forte connotazione rispetto al mercato. A tutto questo bisogna aggiungere la piattaforma digitale cross-border proprietaria, la quale ad oggi è unica sul mercato: si tratta quindi di un collegamento diretto con i marketplace e il mondo degli e-commerce cinesi. Altro aspetto importante è l’automazione dei processi, così come il design, con tanto di traduzione delle schede aziendali, in modo tale da ridurre i prezzi e i tempi di accesso al mercato. 

Per quanto riguarda i nostri competitor bisogna dire che ci distinguiamo per aver sviluppato Shopify per la Cina. La nostra concorrenza si divide tra grandi e importanti piattaforme come Alibaba JD che produce grandi volumi, ma che non offre la gestione, oppure società che si occupano prevalentemente di digital marketing e che sono realtà indirizzate verso la consulenza e non improntate sulla scalabilità. 

Come utilizzerete i fondi raccolti grazie alla campagna di crowdfunding?  

Abbiamo già iniziato la campagna in modalità privata. Nei primi 12 mesi abbiamo raccolto 400mila euro. Questi fondi serviranno per investire su marketing, tech e quindi sullo sviluppo della piattaforma informatica SaaS che abbiamo iniziato ad utilizzare a novembre 2020. Un’altra parte andrà investita sul business e le attività per aumentare il traffico dei prodotti dei nostri clienti lato Cina.

La pandemia ha modificato il vostro modo di lavorare? Se sì, con quali modalità? 

Ha sicuramente migliorato il nostro modo di lavorare perché è venuta incontro, nonostante il motivo tragico, a quello che è il nostro DNA. Avendo due team, uno in Italia e un altro in Cina, lo smart working è praticamente una prassi giornaliera per poter lavorare. Grazie alla digitalizzazione abbiamo dato una possibilità al nostro sistema Paese e alle PMI di poter accedere al mercato cinese, mettendole anche in mostra grazie alle nostre fiere digitali. È sicuramente una opportunità e anche un valore aggiunto per chi ha sempre lavorato con la Cina. Per far capire di cosa stiamo parlando possiamo dire che un wine export manager abituato a recarsi sul posto, ma impossibilitato a causa delle restrizioni della pandemia, grazie a Sell In-To China ha trovato una soluzione per continuare a lavorare. 


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